A cura della Redazione

Al Liceo dell’Arte e della Comunicazione "G. de Chirico" di Torre Annunziata, si è svolto un convegno sulla origine della maschera di Pulcinella.

Dopo il saluto di Vincenzo Ascione, sindaco della città oplontina, l'incontro si è aperto con un monologo dell’ultimo erede della maschera di Pulcinella, il maestro Carmine Coppola.

Pulcinella incarna, forse, i sentimenti, il carattere e i desideri di tutti gli uomini. Pulcinella riesce a parlare a tutti in quanto alla parola unisce la tipica gestualità meridionale, la sua è una lingua franca. Il maestro Coppola ha dato una magnifica dimostrazione della universalità di Pulcinella con una recitazione fondata tanto sulle parole quanto sui gesti, espressivi, essenziali, dallo sguardo al modo di muoversi. Perciò per capire basta guardarlo. Magia di una maschera! Una maschera che ha preso le sue forme nei millenni, forme scavate a poco a poco dalle emozioni degli uomini, forme che ne hanno fatto uno strumento potente, un “passepartout” per il cuore delle persone.

Una maschera senza neppure una linea in più del necessario, un volto essenziale, tirato, sofferto ma anche umanissimo e dolce. Molti pensano che Pulcinella faccia solo ridere, che sia una semplicissima maschera di Carnevale ma non è così.

Sa rappresentare tutti i sentimenti umani: la gioia, l’amore e la tristezza fino alla tragedia della morte. Dopo l’esibizione del maestro Coppola, il preside Felicio Izzo, dirigente dell’Istituto, ha introdotto gli interventi dei convenuti: Carlo Roberto Sciascia, Ignazio Panariello, l'assessore alla Cultura Aldo Ruggiero, che hanno sottolineato quanto Pulcinella sia maschera di antica data presente nel teatro di tutta Europa. Presente nel teatro di ogni tempo, da quello greco e romano ai giorni nostri. La creazione della maschera è la più naturale delle invenzioni. L’uomo tende molte volte a nascondersi perché la sincerità non è sempre in lui. Dove era simulazione o colpa o motivo di rossore gli uomini coprivano il volto con mani, questa fu una maschera spontanea ed improvvisa. Poi, veduto il bisogno, sorse quasi una moda di fingere e di saper fingere, nacque lo spettacolo per il quale la finzione diventa diletto e allora fu necessario usare il potente strumento della maschera.

L’ elemento su cui poggia tutta il teatro è senza dubbio la maschera, la maschera aiuta l'attore a trasformarsi nel simbolo di un sentimento. Una maschera malinconica significa tragedia, una maschera sorridente significa commedia, una maschera ghignante significa satira o farsa. Famosa è la maschera presente alla Villa dei Misteri a Pompei dove da dietro una colonna spunta un volto con grandi orecchie, la bocca aperta. E’ questa, forse, una antichissima maschera di Pulcinella.

Il maestro Carmine Coppola alla fine della sua recitazione ha giustamente detto che Pulcinella, pur bastonato, aggredito dai "bravi", innamorato di Colombina, impiccato dal boia e portato via dagli spiriti, non muore mai, non può morire.

Ognuno di noi ha la sua maschera, nasconde il suo Pulcinella, perché ciascuno su questa terra, grandissimo o piccolissimo che sia, ha le sue gioie ed i suoi dolori, il suo bene e il suo male, le sue speranze ed ambizioni, le sue vanità che, in definitiva, sono quelle di ogni uomo.