A cura della Redazione

“Non ci credo perché non è vero!”. Così, parafrasando il titolo di una commedia di Peppino De Filippo, che richiama un aforisma attribuito a Benedetto Croce, si potrebbe etichettare la giornata di venerdì 17 scorso. Almeno per il Liceo “Giorgio de Chirico”. In tale data, infatti, si sono concentrati due eventi che hanno visto il Liceo Artistico torrese in evidenza.

Al mattino, nell’ipogeo della Basilica di Capodimonte, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso, aperto alle scuole medie, superiori, Univerrsità e Accademie della Campania, intitolato alla figura di Giuseppe Toniolo. In essa, gli alunni del Liceo “de Chirico”, si sono distinti nella sezione di pertinenza, conseguendo ben quattro riconoscimenti, quali vincitori del primo premio, per : Spot audiovisivo, con Angela Aquino, Anita Buondonno e Nicholas Izzo; Saggio breve, con Francesco di Leva e Anna Claudia Garofalo, ex aequo con Matteo Piedimonte dell’ ISIS  “Antonio Serra” di Napoli; Manifesto, con Chiara Cimmino; Fumetto, con Chiara Serra, che, per l’occasione, ha dovuto disertare l’impegno di decorazione del murales sulla Rampa Nunziante, condiviso con i compagni di classe sotto la guida dei docenti Corinaldesi e Apicella. 

La cerimonia si è svolta all’interno di un convegno, promosso dal presidente del premio e della Fondazione Studi Tonioliani per il Sud Italia, Francesco Manca, incentrato sul pensiero dell’economista e beato, ideatore e propugnatore di un’economia etica, fondata sull’uomo e la dignità del lavoro e non sulla rendita e la finanza, ispirata ai più alti valori della dottrina sociale cattolica.

Ne hanno parlato ad un folto pubblico di giornalisti e giovani studenti, illustri relatori: Stefano Zamagni dell’Università di Bologna; l’editore Diego Guida; gli imprenditori “tonioliani” Stefania Brancaccio e Alessandro Di Ruocco; il procuratore Antonio D’Amato; i giornalisti Guido Pocobelli Ragosta e Ottavio Lucarelli; il preside Felicio Izzo; il padrone di casa Mons. Nicola Longobardo e don Tonino Palmese.

Una lezione di vita e di cultura, categorie che quando coincidono – e dovrebbe essere una costante della formazione – sono capaci di assicurarsi naturalmente l’attenzione dei giovani, per una volta non ripiegati sul display dei propri cellulari.E non per assenza di campo!

Nel primo pomeriggio, dello stesso giorno, presso la prestigiosa cornice della Sala Cinese della Reggia di Portici, si è svolta la cerimonia di inaugurazione del MAVV –  Museo Arte, Vino e Vite -  ospitato dalla Facoltà di Agraria. Decisamente elevato il livello dei relatori, dal rettore della “Federico II”, Gaetano Manfredi, all’assessore regionale Chiara Marciano, all’omologo “metropolitano” Enrico Panini, al prof. Matteo Lorito, direttore del dipartimento di Agraria, ad Antonio Limone direttore dell’Istituto Zooprofilattico, al sindaco di Portici Vincenzo Cuomo e a quello di Guardia Sanframondi, Floriano Panza.

Decisamente coinvolgente l’intervento del prof. Luigi Moio, responsabile della sezione “Scienza della Vigna e del Vino”, oltre che della prestigiosa azienda “Quintodecimo”. Con le sue parole, evocando, in un registro liricamente scientifico, le qualità del vino - e in una prospettiva di bere sano e responsabile – ha immaginificamente anticipato, nell’olfatto, nello sguardo e nel palato di molti dei presenti, profumi, sapori, colori e sentori poi verificati nella degustazione annunciata dal moderatore del convegno (né testimonial più adatto avrebbe potuto esserci), il giornalista-guru del settore eno-gastronomico, Luciano Pignataro.

Dall’imprenditore Eugenio Gervasio, ideatore e anima del MAVV, il riconoscimento pubblico, nel suo intervento, del ruolo del Liceo Artistico “Giorgio de Chirico” nell’opera di allestimento degli spazi espositivi. 

E’ stato gratificante impegno del preside Felicio Izzo, in compagnia del prof. D’Ambrosio e di alcuni alunni, illustrare agli autorevoli ospiti alcune delle soluzioni progettate e realizzate dalla scuola ed adottate nel museo. Dalla decorazione pittorica delle botti, alle opere plastiche (piatti, bottiglie, profili del Vesuvio…), sino alle etichette e al packaging delle bottiglie, derivate da una singolare elaborazione delle gamme cromatiche desunte dalle foto al microscopio dei cristalli del vino – contenuto in quelle bottiglie - attraversati da luce polarizzata. Con lo stesso meccanismo è stato realizzato anche un video proiettato sul soffitto che ha destato ammirata curiosità.

E’ stato singolare scoprire che cristalli dello stesso vino, anche solo per effetto di una leggera differenza di sedimentazione o per una minima variazione  nell’inclinazione della luce, non saranno mai assolutamente identici, pur essendo quasi uguali.

Una conferma dell’assoluta “umanità” del vino: il suo essere “uguale” pur nella gratificante e creativa diversità. Al punto che potremmo estendere all’universo enologico la validità dei versi, riferiti alla condizione umana, di Wislawa Szymborska – in qualche modo preconizzati dal prof. Moio nel suo intervento – sulla “diversità” come risorsa e fonte di serenità d’animo.

Cercheremo un’armonia / Sorridenti tra le braccia / Anche se siamo diversi / Come due gocce di vino*.

*Il testo originale fa riferimento all’acqua, che pure è indispensabile.