A cura della Redazione

«Ho trascorso notti insonni a cercare di capire. Ma non c’è niente da capire. E’ semplicemente incredibile che anche l’idea più malsana, se espressa nel modo giusto, possa apparire l’unica via di uscita. Voi non sembrate affatto stupiti perché sapete già tutto. Siete rimasti lì a guardarla morire senza fare nulla. Ma voi avete una testa, due braccia e potete usarle per cambiare questo stramaledetto mondo. Fate qualcosa anche se può sembrare inutile. Fatelo perché serve. Voi non siete attori!».

Il monologo finale di “Do ut des” restituisce agli spettatori un testo di una realtà quasi imbarazzante. Un trasferimento di responsabilità dalla finzione teatrale all’angosciante verità del mondo reale. Un originale invito alla riflessione sulla complessità della comunicazione all’interno dei nuclei familiari dei nostri tempi che, pur in concomitanza di un’evoluzione tecnologica, spesso nascondono storie tristissime di solitudine, isolamento, emarginazione.

 “Do ut des” è un testo scritto dagli studenti del Liceo Pitagora Croce di Torre Annunziata che hanno partecipato al progetto di laboratorio teatrale “Anita Sorrentino”, attivo da oltre vent’anni presso l’Istituto di via Tagliamonte. La protagonista del racconto è una ragazza di oggi, Simona, che decide di togliersi la vita. E intorno a questo gesto estremo si sviluppa la storia attraverso l’utilizzo di diversi quadri teatrali con recitazione, ballo e canto. Uno spettacolo profondo, intenso e forte il cui messaggio è arrivato in platea in maniera netta e decisa. «Quest’anno abbiamo voluto analizzare i linguaggi a tutto tondo, dalle forme ai contenuti, dagli usi agli abusi», sostengono i liceali che si sono avvalsi ancora una volta del prezioso operato di due esperti esterni nonché ex allievi della stessa scuola: Esmeraldo Napodano e Pasquale Nastri. Fondamentali per la realizzazione dell’attività artistica (e non solo!), l’abnegazione, l’impegno e la passione delle docenti Elisa Esposito e Annamaria Raiola.