A cura della Redazione

“Terzigno lancia ufficialmente il via ad un sogno, che inizialmente, sembrava irrealizzabile”. Durante il discorso di saluto del sindaco della cittadina vesuviana, avv. Francesco Ranieri, le parole che hanno echeggiato nella sala conferenze del MATT, quel che era una volta l’ex mattatoio di Terzigno e oggi convertito e destinato ad essere un contenitore poliedrico culturale, nonché sede del Museo Archeologico Territoriale di Terzigno, hanno sottolineato con forza quanto sia ardua l’operazione che sta concretizzando quello che un tempo tanti definivano una impresa impossibile.

Terzigno avrà finalmente il proprio polo culturale e museale, oltre ad un sito geoarcheologico e naturalistico, unico nel suo genere, che verrà a breve realizzato nelle viscere di Cava Ranieri. Lì dove un tempo vi era uno dei siti di stoccaggio di rifiuti solidi urbani tra i più rilevanti dell’area vesuviana, oramai rimossi e l’area bonificata, e sempre lì dove, a seguito delle attività di estrazione della pietra lavica, a partire dal 1981, vennero riportate alla luce tre eccezionali esempi di ville rustiche vesuviane di epoca romana, di cui una situata ad un’incredibile profondità di ben 28 metri dall’attuale quota su cui sorge la città moderna.

Continuando il suo discorso, il sindaco, soddisfatto, ha tenuto a sottolineare l’importanza del lavoro svolto dalla sua Amministrazione, che ha agito sempre in apertura e affiancata dagli attivisti culturali locali, tra cui un instancabile Angelo Massa, architetto per professione e attento studioso delle vicissitudini territoriali per amore verso il suo luogo natio, affinché si potesse raggiungere il tanto rincorso risultato che ora poteva essere presentato al pubblico.

“E A pensare - ha affermato il sindaco - che il Ministro all’Ambiente, Sergio Costa, quando era comandante della Forestale impiegato nel fronteggiare gli sversamenti illeciti in area vesuviana, aveva sequestrato Cava Ranieri per i rifiuti depositati al suo interno, divenendo così una terribile onta in un contesto naturalistico da preservare in ogni modo”.

Proprio per le sue qualità geologiche e naturalistiche il progetto di una riconversione di Cava Ranieri da sito di estrazione a “Parco Geoarcheologico e Naturalistico” è stato sposato anche dalla dirigenza del Parco Nazionale del Vesuvio, che ha contribuito in modo fattivo investendo un contributo di 200 mila euro affinché il Comune di Terzigno portasse avanti il progetto di riqualificazione dell’area, inteso come il “sogno archeologico locale”.

In seguito gli interventi dei professori Antonio De Simone, archeologo e docente dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, già impegnato nel recupero e nello studio delle vestigia scoperte a Somma Vesuviana, e dell’architetto Pasquale Miano, docente del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli, hanno illustrato nei dettagli il progetto di riqualificazione della – oramai - ex cava, del complesso archeologico ivi ritrovato e dei reperti, soprattutto quelli che compongono lo strabiliante corredo pittorico, che a breve verranno esposti all’interno delle sale del MATT, già da tempo in fase di allestimento, su concessione del Parco Archeologico di Pompei che non ha fatto mancare la sua dimostrazione di interesse nei confronti delle progettualità presentate dal comune di Terzigno. Proprio a riguardo della mostra, il prof. De Simone ha auspicato che nel futuro il MATT, che per ora accoglierà solo in via temporale l’esposizione, possa divenire il luogo definitivo riservato ai reperti provenienti dalle Ville di Terzigno, compreso anche il cospicuo quantitativo di monili ritrovati durante gli scavi in Cava Ranieri.

Sullo stato delle tre ville del complesso archeologico terzignese, attualmente reinterrate dal Parco Archeologico di Pompei con lo scopo di preservarne i resti, si è concentrato in modo ineccepibile il prof. Miano, che, oltre a presentare un articolato e ben ragionato progetto di riqualificazione della cava, con la creazione di una passeggiata che si svilupperebbe al suo interno su un percorso naturalistico di per ben 1,4 km, ha illustrato agli astanti le possibilità di riportare in luce quanto scoperto fino ad oggi, e se ce ne fossero le possibilità, continuare le indagini archeologiche fino a scoprire sezioni delle ville mai esplorate fino ad oggi. Tutto ciò preservando anche i resti delle costruzioni rilegate alle attività antropiche più moderne, quali i capannoni e i macchinari serviti per l’estrazione della pietra lavica.

Insomma quel che Terzigno, inteso nelle forze operanti in campo, ha voluto dimostrare è stato quello che ha tutte le potenzialità per divenire il quinto polo archeologico del comprensorio vesuviano dopo Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabiae, senza nascondere la sua ambizione. Ma forse è proprio questo che sta aiutando gli attori in campo a perseverare con estrema tenacia sulle progettualità fino ad oggi esposte, e a raggiungere i risultati, di cui già molti sono stati perseguiti.

A rendere ancora più tangibile e a portare a migliore conoscenza le fattezze di quel grandioso patrimonio geoarcheologico di cui dispone la cittadina, fine a questo, è stato presentato il volume redatto dall’architetto Angelo Massa e da Davide Auricchio, edito dal Quaderno Edizioni e regalato agli astanti alla conferenza dal comune di Terzigno, il quale praticamente anticipa sottoforma di guida la straordinaria mostra di parte dei tesori di Terzigno, che verrà inaugurata, come ha specificato il sindaco Ranieri, il 19 settembre 2019 alle ore 11.00 al MATT.