A cura della Redazione

A poco più di un anno di distanza, Paolo Giulierini ritorna, il 6 marzo, ad incontrare gli alunni del Liceo Artistico di Torre Annunziata, questa volta in compagnia dei colleghi del Liceo delle Scienze Umane.

Rispetto all’incontro di gennaio 2020, il clima sembra quello di un altro pianeta, per la scuola e per l’ambiente dei musei, monco della presenza dell’utenza, che di un’istituzione culturale è la primaria ragion d’essere.

Eppure, confermando la dinamicità di una relazione feconda e gratificante con il Liceo torrese, Paolo Giulierini non è venuto ad elencare le difficoltà ed i lamenti di una realtà in crisi; piuttosto è venuto a dimostrare come una realtà fondata nel passato, più remoto che prossimo, possa parlare ai giovani di oggi e di domani con un linguaggio nuovo ed accattivante.

Agli alunni il direttore ha parlato di un cambio di prospettiva, quasi una rivoluzione copernicana che ha come finalità la valorizzazione del patrimonio e dell’esperienza museale, vòlta alla costruzione dell’identità culturale della comunità di cui il Museo fa parte.

Il museo: come, perché e soprattutto per chi?

Non più l’opera d’arte e chi la cura, quindi: è proprio la comunità il centro del focus dell’attività del museo immaginata dal direttore; una comunità che vede nel museo una agorà accogliente, dialogante, qualificante, una specie di casa di vetro della cultura che riesca a trasferire arte e cultura secondo modalità nuove, dai fumetti ai biscotti artistici, dalle mascotte alle tematiche di attualità veicolati dalle opere d’arte del passato.

Un Museo meno “paludato”, ingessato in canoni antiquati e poco attrattivi, che favorisce invece relazioni dinamiche ed accattivanti, come dimostrato anche dalla sua figura di vertice, il direttore Paolo Giulierini  appunto, che non esita a farsi fotografare senza giacca e cravatta, ma con una semplice polo, in compagnia di una delle “sue” tante opere d’arte.

Questa impostazione ha trovato e trova applicazione su un duplice piano: quello dei contenuti (cosa il Museo fa, comunica e condivide) e quello delle modalità di comunicazione (come il Museo informa, con quali messaggi, con quali media e con quali linguaggi).

Dal punto di vista dei contenuti, già prima del Covid il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) “targato Giulierini” aveva fatto ricorso a molteplici innovazioni e applicazioni della tecnologia trasferite nella fruizione moderna dell’ambiente museale: ad esempio, il visitatore può (ri)scoprire le opere d’arte custodite dal Mann e può vedere, virtualmente, inserite negli sfarzosi ambienti di esposizione di duemila, mille o cinquecento anni fa, semplicemente inquadrando, con l’aiuto di un apposito software, le statue esposte nelle sale del Museo.

I diversi linguaggi, i linguaggi di oggi e di domani.

A cavallo tra il “cosa” dire e “come” dirlo, è molto significativa la contaminazione della comunicazione artistica con i linguaggi moderni, come ad esempio i fumetti, le mostre altamente interattive, la reinterpretazione in chiave moderna di capolavori dell’antichità (si pensi all’immagine della statua di Atlante che non regge sulle spalle la sfera celeste bensì la Morte Nera, in occasione della mostra sulla saga di Star Wars): veri e propri “crossover” contenutistici e linguistici che non si limitano ad attirare i nuovi utenti, ma ne innescano motivazioni di interesse e di coinvolgimento del tutto irraggiungibili con le modalità comunicative “tradizionali”

Temi nuovi con radici antiche

Per quanto potenti ed impattanti, i contenuti museali non possono ritenersi, per Paolo Giulierini ed il suo MANN, estranei alle grandi tematiche del nostro tempo; anzi, la potenza narrativa di temi che fanno parte della nostra coscienza collettiva può essere il veicolo per parlare di temi nuovi, che con prepotenza chiedono di entrare a far parte di quella coscienza e del patrimonio collettivo di consapevolezza. Un esempio per tutti? Le dodici fatiche di Ercole declinate in chiave climate change: qui le fatiche dell’eroe non sono finalizzate alla purificazione della colpa di aver ucciso moglie e figli ma il fine è quello di non privare le generazioni future di una vita in un pianeta che sempre più velocemente si ritrova avvelenato e sconvolto da disastri climatici, in una narrazione di cui la stessa Greta Thunbergn potrebbe andare fiera.

Raccontare la storia umana

Il ruolo del Museo non quindi quello di custode geloso di reperti, ma è quello di organizzatore di conoscenza della storia dell’uomo, raccontata attraverso la cultura. Come non è giusto discriminare  tra  gli  uomini,  non  è  neppure giusto discriminare tra le culture. Ecco quindi che il MANN cancella ogni idea di un ipotetico primato di una cultura su un’altra, e presenta (anzi, rappresenta) l’espressione degli Uomini nei diversi tempi e nei diversi spazi: l’Arte Precolombiana, i Gladiatori, la stessa mostra “Thalassa” che fu l’occasione dell’incontro di gennaio 2020 sempre al Liceo “de Chirico”, sono il racconto di come l’Uomo ha vissuto una parte della sua storia, in relazione con altri Uomini e con l’ambiente con il quale si è trovato ad interagire.

Lavorare nei musei del XXI Secolo

L’incontro con Paolo Giulierini, reso possibile dal lavoro del team di presidenza, in particolare dei docenti Belluomo, De Martino e Langella, coordinati dal preside Felicio Izzo, apre un percorso organizzato per le studentesse e gli studenti del Liceo, ideato dalla professoressa Olimpia De Simone. La docente è infatti un membro di ICOM, l’International Council of Museums, che è la principale organizzazione internazionale non governativa che rappresenta i musei e i suoi professionisti. Il percorso organizzato è eleggibile anche per le iniziative di Educazione Civica, oltre che per i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. E davvero non poteva esserci esordio migliore di questo, con il direttore Giulierini che ha aperto le porte del futuro a molti tra gli alunni presenti. Infatti, per chi vuole immaginare l’applicazione di quanto sta studiando in un ambiente lavorativo, sono state prospettate figure professionali fino a poco tempo fa impensabili per un Museo Archeologico. Basti pensare agli studenti di Grafica, che possono lavorare alle infografiche, alla realizzazione di percorsi divulgativi in forma di fumetto, alla realizzazione di mostre che condividano la grandezza di artisti moderni o modernissimi in forma innovativa ed accattivante. O ancora, si pensi alle possibilità offerta ai diplomati dell’indirizzo Audiovisivo e Multimediale, sia in chiave descrittiva ed espositiva sia per quanto riguarda la realizzazione delle ambientazioni virtuali di opere e mostre. Parimenti possono essere coinvolti gli studenti degli indirizzi di Architettura, Design e Scenografia, le cui possibilità applicative hanno come limite soltanto la fantasia.

Le domande deigli alunni a Paolo Giulierini

Gli alunni, affascinati dalle tematiche proposte, non hanno mancato di porre quesiti all’illustre ospite, tra cui una piuttosto personale. Rispondendo ad essa, Giulierini ha ripercorso la propria storia professionale, dalla Laurea nel 1993 fino al prestigioso incarico attualmente ricoperto a Napoli.

Per concludere è stato un incontro appassionante, sincero e ricco di significato; sono state condivise iniziative, prospettive ma soprattutto sono state condivise idee, in grado di dare al concetto di “Museo” una proiezione nel futuro, una dimensione progettuale di relazionalità, di condivisione, di comunità.

E, in fin dei conti, è proprio questo che rende il Museo di Paolo ed il Liceo “Giorgio de Chirico” così elettivamente affini. Entrambi ben consci che, come ricorda il motto del Liceo: “Il futuro ha un seme antico”.