A cura della Redazione

La Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale per i Minorenni di Napoli, su richiesta di quella Procura della Repubblica -, a carico di Salvatore Russo, 22enne napoletano, all’epoca dei fatti minorenne, esponente del clan camorristico dei “Vanella Grassi”. Il giovane è ritenuto responsabile, a vario titolo, dei reati di duplice omicidio premeditato, sequestro di persona, distruzione di cadavere, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, delitti tutti aggravati dalla finalità mafiosa.

Le indagini hanno consentito di ricostruire il contesto criminale ed il movente diretto in cui è maturato il duplice omicidio di Raffaele Stanchi, detto Lello Bastone, e Luigi Montò.

Il 4 maggio 2016, gli agenti della Mobile partenopea avevano già eseguito, per i medesimi fatti, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di Antonio Mennetta, 22 anni, Fabio Magnetti, 28 anni, Francesco Barone, 38 anni, Luigi Aruta, 30 anni, Alessandro Grazioso, 32 anni, Ciro Castiello, 27 anni, Eduardo Zaino, 25 anni. Tutti sono considerati dagli inquirenti esponenti del clan camorristico dei "Vanella Grassi".

Il 9 gennaio 2012, a Melito di Napoli, all’interno del bagagliaio di una Fiat Grande Punto di colore grigio, risultata rubata, furono rinvenuti due cadaveri carbonizzati, successivamente identificati solo grazie al DNA: erano di Raffaele Stanchi e Luigi Montò, suo uomo di fiducia, appartenenti al gruppo criminale degli Abete-Abbinante, operante nell’area nord di Napoli.

Il grave episodio criminalesegnò l'inizio della cosiddetta terza faida di Scampia, esplosa tra il 2012 ed il 2013, allorché i Vanella Grassi, in stretto vincolo di alleanza con la famiglia Marino, "padrona" delle Case Celesti, decide di intraprendere una guerra contro la famiglia Abete-Notturno-Abbinante.

Stanchi era l’uomo di fiducia di Arcangelo Abete. Gestiva inoltre la remunerativa piazza di spaccio delle Case dei Puffi, vera cassaforte del gruppo. 

Le vittime furono dapprima sequestrate a Villaricca, poi trasportate presso l’abitazione di Carlo Matuozzo, e qui sottoposte ad un interrogatorio pressante allo scopo di far rivelare a Stanchi dove si trovassero alcuni milioni di euro che lo stesso conservava per Arcangelo Abete. Infine ci furono la brutale eliminazione e la distruzione dei corpi e delle tracce dell’omicidio, con l’incendio dell’auto abbandonata a Melito con a bordo i cadaveri, allo scopo di allontanare i sospetti dal clan dei Vanella Grassi e far ricadere la responsabilità del delitto sul clan Amato-Pagano.

«Si è trattato di un delitto ‘corale’ si legge nel comunicato della Procura -, a cui hanno partecipato numerosi affiliati sia del clan Marino che del clan Vanella Grassi, che in quel momento hanno siglato nel sangue di Stanchi e Montò la loro fusione in una consorteria unitaria».

Il provvedimento non fu eseguito nei confronti di Umberto Accurso, 25 anni, latitante dal maggio del 2014 e catturato dai carabinieri l'11 maggio 2016.

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