A cura della Redazione

Sono sedici le persone indagate nell'ambito di una inchiesta della Procura di Napoli su una presunta frode al Fisco per oltre 150 milioni di euro. Per loro sono scattati i domiciliari, l’obbligo di dimora nel Comune di residenza e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono accusati di aver messo in piedi una associaizone a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Le attività di indagine, coordinate dalla III Sezione Criminalità Economica della Procura partenopea, e svolte con la collaborazione della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un’organizzazione che gli inquirenti definiscono «criminale», composta da professionisti e consulenti fiscali che hanno realizzato condotte seriali di evasione da riscossione attraverso l’indebito ricorso all’istituto della “compensazione”.

La condotta fraudolenta emersa dalle indagini consisteva nella presentazione di modelli F24 con cui venivano compensati ruoli della riscossione e/o debiti fiscali e contributivi con crediti tributari inesistenti.

L’indagine è stata avviata nel dicembre 2016 a seguito di un controllo nei confronti di una società di Napoli che produce apparecchi elettromedicali, la cui amministratrice ha dichiarato di essersi affidata ad un professionista di Aversa per risolvere le proprie pendenze fiscali. Il sodalizio di professionisti si sarebbe avvalso anche di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate, consentendo a oltre 500 contribuenti (dei quali circa 400 residenti in Campania) di “azzerare” i propri debiti tributari utilizzando in compensazione crediti fiscali fittizi.

In molti casi, allo scopo di fornire una parvenza di legittimità ai crediti inesistenti utilizzati in compensazione e di ostacolare i controlli dell’Amministrazione finanziaria, i consulenti presentavano dichiarazioni fiscali integrative, relative a periodi d’imposta risalenti nel tempo, indicandovi crediti tributari che i clienti non avevano maturato.

Le compensazioni venivano poi effettuate attraverso modelli F24 che i consulenti presentavano direttamente in banca oppure attraverso i servizi di internet banking messi a disposizione dagli intermediari finanziari. Sfruttando il fatto che i modelli F24 sfuggivano ad un controllo immediato dell’Amministrazione finanziaria (diversamente da quanto accade per i modelli F24 presentati tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate), gli indagati erano soliti versare un solo centesimo di euro per ogni operazione fraudolenta. Le indagini hanno permesso di quantificare un’evasione fiscale di oltre 150 milioni di euro realizzata con l’invio di oltre 5.000 modelli F24 e un illecito profitto ottenuto dagli indagati di oltre 18 milioni di euro, oggetto di sequestro preventivo.

Agli oltre 500 contribuenti che hanno beneficiato delle indebite compensazioni, indipendentemente dai profili di responsabilità penale, saranno notificati accertamenti finalizzati al recupero delle imposte evase.

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