A cura della Redazione

Cinque alberghi, un autosalone e svariati conti correnti. Sequestrati beni a fiancheggiatori dei clan Di Lauro e Bocchetti, una persona finisce ai domiciliari.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli hanno eseguito i provvedimenti disposti dal Gip su richiesta della DDA partenopea. Le indagini, coordinate dai pm Antimafia Henry John Woodcock e Stefania Castaldi, hanno messo a sistema un’ingente mole di investigazioni condotte nei confronti di diversi gruppi familiari, da cui sono emersi numerosi indizi e riscontri sul network imprenditoriale sfruttato dai clan per la ripulitura e il reinvestimento dei capitali illecitamente prodotti.

Tra i soggetti colpiti dai provvedimenti, figura Pietro Virgilio (classe 1945), alias “Pierino o’ infermiere”, affiliato al clan Di Lauro, con un passato da storico contrabbandiere di tabacchi lavorati esteri e oggi destinatario della misura detentiva agli arresti domiciliari. Nel suo periodo di maggiore espressione criminale, Virgilio era stato tra gli attori principali del commercio clandestino di "bionde" degli anni ‘90, accumulando un ingente patrimonio. A lui risulta riconducibile un’azienda di Casoria, attiva nel commercio di autoveicoli, oggetto di sequestro.

Carmine Acquavella, deceduto nel 2014, era, invece, affiliato al clan Bocchetti, di cui, dopo la consueta “gavetta”, era diventato il tesoriere, curandone il riciclaggio dei proventi illeciti. Per il perseguimento dell’intento delinquenziale, questi si avvaleva del supporto sia di familiari che di conoscenti, tra cui la moglie, Concetta Solla, e i figli di quest’ultima. Tra le attività commerciali utilizzate per il reimpiego dei patrimoni “neri”, figurano cinque strutture alberghiere ubicate tra Napoli, Casavatore, Giugliano in Campania e Melito di Napoli, oggi sottoposte a vincolo patrimoniale. 

Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook