A cura della Redazione
Pubblichiamo il comunicato della lista Centro Comune relativo ai ritardi della formazione della giunta Starita. A quasi un mese di distanza dalle elezioni amministrative che hanno sancito la riconferma del sindaco Giosuè Starita, restiamo ancora in attesa della presentazione della prossima giunta comunale. Il confronto avviatosi all’indomani del voto all’interno della maggioranza non ha, ad oggi, portato ad alcuna soluzione concreta che possa dare il là al varo della squadra di governo ed all’inizio di una nuova stagione per la politica cittadina. Ma, soprattutto, che possa mettere in condizione il sindaco rieletto di acquisire piena operatività e, conseguentemente, cercare di dare risposta alle innumerevoli problematiche che la gestione dell’ente comunale impone di affrontare, talune con particolare urgenza. Per tali motivi, quindi, destano preoccupazione le interminabili, e sinora vane, trattative che hanno dilatato i tempi oltre il ragionevole. Ma c’è dell’altro. La considerazione successiva, che accresce ulteriormente le perplessità, riguarda il pericolo che il confronto interno all’area di governo si stia svolgendo unicamente secondo una logica di spartizione delle poltrone, il sempre valido manuale Cencelli, ben oltre una legittima e comprensibile necessità di approdare alla definizione di un equilibrio interno e a tutto discapito della ricerca del merito e della competenza quali tratti peculiari delle pedine della prossima giunta. Il dubbio che le fumate nere sin qui registrate siano l’effetto di una prova di forza da parte delle formazioni politiche (o della formazione) che hanno raccolto maggiori consensi nell’ambito della coalizione staritiana a danno delle altre componenti è quanto mai ragionevole e fondato. Così come appare verosimile il rischio che ciò possa anzitempo creare parecchi scontenti in seno alla maggioranza, scenario che rappresenterebbe il brodo di coltura ideale per il virus della precarietà politica, che oltre a privare l’azione di governo di slancio e operatività, condannando la città ad un continuo galleggiamento, produrrebbe un perpetuo valzer di poltrone, come l’esperienza della precedente sindacatura ben insegna. Non si spiegano, altrimenti, le difficoltà interne ad una coalizione che, in quanto già rodata, dovrebbe procedere in maniera più spedita alla composizione della giunta, nel solco di quella “continuità” tanto reclamata come valore aggiunto in campagna elettorale. Oltretutto, stavolta verrebbe a mancare l’alibi di un Partito Democratico “prepotente” e “vorace” al quale Starita ha più volte fatto riferimento come presunto elemento destabilizzante rispetto alle vicende trascorse. Il primo cittadino, che, al di là delle valutazioni sull’operato, è persona dotata di una certa intelligenza politica, sa bene, anche in virtù dell’esperienza sin qui maturata, quanto sia cruciale questa fase. Il varo della nuova squadra di governo è infatti la cartina di tornasole per comprendere quanto il sindaco sia suddito dei partiti che lo sostengono o, diversamente, detentore effettivo della leadership politica. Ricorderà, inoltre, l’insegnamento di Machiavelli, secondo cui la statura di un uomo politico viene rivelata, tra le altre cose, anche dalla qualità delle persone che lo circondano. Al suo secondo mandato, senza essere più prigioniero dell’ansia da ricandidatura, Starita potrebbe cercare finalmente di “imporsi” rispetto a certi personaggi controversi e al loro essere portatori di un modo di fare politica tanto efficace in termini di raccolta del consenso quanto discutibile sul piano di un beneficio strategico e complessivo per la città. Potrebbe cercare di affrancarsi dal giogo dei signori delle preferenze, fautori del successo elettorale ma anche del personale insuccesso del primo cittadino, in evidente difficoltà, al di là della rielezione, nel rapporto con l’elettorato con quasi dieci punti percentuali raccolti in meno rispetto alle liste che lo hanno sostenuto. Ciò al netto di quasi un terzo degli aventi diritto che hanno scelto la via dell’astensionismo e sui quali la politica ha il dovere di interrogarsi. Se Starita avrà l’ardire di “osare”, di lanciare una sfida all’insegna della “discontinuità”, l’opposizione, o almeno parte di essa, dovrà calarsi in un’accurata riflessione sul da farsi. In particolar modo Centro Comune che, grazie al brillante risultato elettorale conseguito, il migliore tra le formazioni a carattere civico, ha l’opportunità e il dovere di approdare ad una maturazione politica e dimostrare di non essere quel movimento “autoreferenziale” e “ personalistico” che Starita più volte ha cercato di etichettare con l’obiettivo di sminuirne i contenuti. Il bivio è tra un ruolo di opposizione “aprioristica”, e comunque calata in un certo schematismo politico, e, specialmente ora che un’alleanza “straordinaria” tra anime diverse risulta difficilmente riproponibile alla luce dell’esito del voto, un percorso che porti ad emanciparsi dagli strascichi di una competizione elettorale al veleno e consenta di valutare serenamente le eventuali, ma si spera imminenti, proposizioni programmatiche che arriveranno, senza lasciarsi ingabbiare nelle vicende di una coalizione di centro sinistra che necessita di essere ricostruita e di affrontare l’onere di un non semplice chiarimento politico di fondo e alla quale, a ben vedere, molti sentono di non appartenere. Trovare, quindi, una collocazione politica più autonoma, avendo coscienza di uno scenario nazionale quanto mai fluido, anche, e soprattutto, coniugando al futuro l’importante bagaglio politico-programmatico sin qui acquisito. Le potenzialità espresse e le personalità che si sono impegnate, unitamente al polo dei moderati, e che si sono caratterizzati nel dialogo costruttivo che ha determinato l’Alleanza Straordinaria, rappresentano un patrimonio di idee e di voglia di cambiamento che non deve svilirsi e depauperarsi in ragione del lavoro di opposizione che saremo chiamati a svolgere. Ciò pur nell’assoluto rispetto dei ruoli di maggioranza e minoranza che l’elettorato ha voluto consegnarci. Starita già in diverse occasioni ha manifestato la disponibilità a prendere in considerazione le proposizioni che verranno dall’opposizione, esortando la stessa a dimostrare di essere capace di abbandonare la demagogia ed il propagandismo e di passare ad un contributo concreto. Gli va ricordato che non v’è motivo per cui l’opposizione debba rinunciare così facilmente alla rendita di posizione di cui beneficerebbe da una condotta intransigente e populista e che, al di là dei buoni propositi, visti i precedenti, è quantomeno legittimo non fidarsi di lui come interlocutore. A differenza che in tribunale, in politica l’onere della prova incombe sul sospettato. Tocca a lui “dimostrare”, convincere oggi che domani non sarà come ieri. Ecco perché il parto della squadra di governo rappresenta il primo vero banco di prova. Capiremo se si è davvero aperta una nuova fase o se continuerà la lunga stagione dei “grandi burattinai”. Coordinamento politico “Centro Comune”