A cura della Redazione

Gravi indizi di colpevolezza a carico di undici cittadini extracomunitari di varie nazionalità accusati della tratta di essere umani sulle rotte del Mediterraneo. I migranti giunti a Pozzallo sui barconi della disperazione sono stati ospitati presso l’Hot Spot per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica.

Il 13 luglio scorso, un pattugliatore della Guardia di Finanza, il “Monte Sperone”, era giunto in ausilio in un’attività di contrasto all’immigrazione clandestina, in quanto era stato intercettato un peschereccio con a bordo numerosi cittadini extracomunitari proveniente dalla Libia. Venivano imbarcate, complessivamente, 257 persone di cui 18 bambini, 48 donne e 191 uomini, in attesa dell’arrivo dell’OPV Protector (assetto Frontex), in modo da ultimare le operazioni di trasbordo tra il peschereccio e i natanti delle forze di Polizia. Venivano fatti sbarcare le donne e i bambini presenti sulla nave della GdF e successivamente tutti i migranti presenti sulle navi “Monte Sperone” e sulla nave britannica Protector, per un numero complessivo di 447 migranti.

Dopo le operazioni sanitarie di rito, i migranti sono stati trasferiti presso l’Hot Spot di Pozzallo per le operazioni di pre identificazione a cura della Questura di Ragusa.

Gli uomini della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Ragusa - con la partecipazione della Sezione Operativa Navale, dello S.C.I.C.O., del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Ragusa e di Catania (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Pozzallo - hanno sottoposto a fermo, dopo articolate ed intense indagini, l’intero equipaggio dell’imbarcazione in legno salpata dalle coste libiche composto da 11 uomini.

Non appena sbarcati tutti i migranti, gli investigatori hanno ascoltato i loro racconti. I migranti, inizialmente molto preoccupati, hanno riferito, dopo una lunga opera di rassicurazione da parte dei poliziotti, di aver viaggiato chi nella stiva e chi vicino al ponte comando. Tutti erano concordi nel riferire agli investigatori il ruolo di ogni membro dell’equipaggio. Dal capitano al vivandiere, da chi curava le comunicazioni via telefono satellitare a chi distribuiva l’acqua e manteneva l’ordine; tutti avevano un ruolo e gestivano il carico umano composto da 450 migranti.

I quasi 300 migranti eritrei hanno pagato in media 10.000 euro circa (così come da loro dichiarato) per raggiungere l’Europa effettuando diversi passaggi da più Paesi, mentre i somali ne hanno pagati in media 6.000.

Dopo un’articolata attività d’indagine è stato possibile raccogliere fonti di prova idonee per poter sottoporre a fermo di Polizia Giudiziaria il comandante - già arrestato nel 2004 in quanto scafista - ed altri 10 membri dell’equipaggio. Tutti sono stati condotti in carcere, a disposizione della Procura della Repubblica di Ragusa. Dovranno rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

«Dalle parole ai fatti, ora però che stiano in galera!», ha commentato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Che, intanto, su altre due navi di Ong spagnole, in cerca di un porto di attracco, dice: «Sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani. Risparmino tempo e denaro, i porti italiani li vedranno in cartolina».

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