A cura della Redazione

Tra i 7 e i 15mila euro per arrivare in Italia e, poi, nel nord Europa, sgominata organizzazione criminale dedita al traffico dei migranti.

L'operazione, coordinata dalla DDA di Catanzaro, ha visto l'impiego degli agenti della Polizia di Stato - Squadra Mobile di Crotone - e del Servizio Centrale Operativo (SCO), in collaborazione con la Squadre Mobili di Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Lecce, Milano, Torino e Trieste, e con la partecipazione di personale dell’Agenzia Europol e della Divisione Interpol.

La tratta lungo cui avveniva il transito dei rifugiati era quella del Mediterraneo orientale, dalla Turchia, passando per la Grecia fino a giungere in Italia. Da qui, poi, i migranti si dirigevano verso i Paesi nel centro-nord Europa, meta finale della loro traversata.

Sono 29 le misure cautelari eseguite dagli agenti.

Oltre a favorire l’immigrazione clandestina, gli indagati erano specializzati anche nel riciclaggio del denaro derivante dall’attività illecita.

L’indagine, iniziata nel 2018, ha svelato come fosse stato creato un sistema di accoglienza illegale, organizzato tra l’estero e i diversi capoluoghi italiani coinvolti che comprendeva anche il vitto e l’alloggio nelle diverse tappe (Crotone, Lecce, Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Milano, Torino, Trieste) e al quale i migranti si affidavano completamente fin da quando prendevano i primi contatti con la cellula turca nel quartiere di Aksaray.

Stabilito il prezzo per il trasferimento fino in nord Europa, che poteva essere compreso tra i 7 e i 15 mila euro, i migranti corrispondevano una prima parte del denaro mediante il sistema hawala per raggiungere il confine con la Grecia, in genere nella città di Salonicco. Alla cellula greca consegnavano la seconda tranche del denaro per entrare in Grecia da dove poi si imbarcavano per il sud Italia.

Le località di sbarco nel nostro Paese venivano concordate ogni volta con la cellula italiana, che con 500-600 euro favoriva il trasferimento verso il confine con la Francia e la Slovenia.

Infine, da Ventimiglia o Trieste, i migranti pagavano un ulteriore prezzo, concordato da un tariffario, per superare il confine a bordo di camion, treni o taxi, in relazione alle disponibilità economiche degli stessi; se qualcuno non fosse stato in grado di pagare le somme stabilite, sarebbe rimasto bloccato in Italia nel luogo di raccolta.

L’indagine ha messo in luce anche come avveniva il riciclaggio del denaro proveniente da tale attività. L’organizzazione si avvaleva di prestanome che prelevavano i soldi da una cassa comune dove convergeva il denaro dei migranti per poi trasferirlo all’estero tramite il sistema Money Transfer.