A cura della Redazione
Scosse anche a Palazzo De Fusco? I neo eletti consiglieri comunali della maggioranza aspettano la proclamazione dei risultati ufficiali che al momento sembrano avvantaggiarli ancora di più a scapito della brigata di Genovese, che non è riuscita a recepire a livello amministrativo il patrimonio di consensi espressi a Pompei a livello politico. La coalizione di maggioranza, nell’attesa di dare il via ai festeggiamenti, sta ragionando sul nome del futuro presidente del Consiglio comunale, mentre da parte di qualche consigliere c’è la contestazione delle intenzioni del primo cittadino di non conferire deleghe fuori dall’esecutivo. C’è anche chi intende mantenere un atteggiamento di autonomia, già avviato nel corso della passata amministrazione. Il provvedimento degli avvisi di garanzia e della conclusione delle indagini preliminari che attualmente gira su internet ha contribuito a guastare la festa del successo elettorale. D’Alessio ed i suoi fanno finta di niente e vanno avanti nei festeggiamenti. Resta da fare chiarimenti sui presunti brogli elettorali denunciati da Tucci e successivamente dagli altri due candidati, ma anche da fare chiarezza sui motivi che hanno spinto uno sconsiderato a mettere una bomba carta davanti all’abitazione di Lo Sapio. Tutti in questi giorni si sono fatti un’idea delle accuse di reato che il P.M. dottor Silvio Pavia ha contestato ai nove soggetti (amministratori comunali, responsabile unico del procedimento e beneficiario dell’operazione). Esse non dicono niente di più di quanto è stato contestato fin dal primo momento ad un numero più ristretto di responsabili (vale al dire al sindaco, all’assessore Lo Sapio, al dirigente Nunziata ed al titolare del bar Matrone). Vale a dire che nei lavori pubblici di ristrutturazione del centro storico di Pompei sarebbe stata posta in essere, con raggiri agli organi di controllo e falsi in perizie ed atti pubblici sarebbe stata posta in essere da amministratori una variante, finanziata con soldi pubblici. Il tutto senza tener conto del fatto che il bar della Fonte Salutare era stato precedentemente oggetto di due ordinanze di abbattimento per abusivismo, che non sono state eseguite né menzionate nella documentazione ufficiale. Una volta replicate notizie che sono di pubblica discussione resta oggettivamente da chiedersi perché tanto clamore solo ora che si è pervenuti ad uno stadio prevedibile della procedura giudiziaria mentre la prima notizia fu accompagnata da parziale silenzio. Se il magistrato o chi per esso avesse ritenuto opportuno prendere provvedimenti d’urgenza nei confronti degli amministratori in carica a Pompei l’avrebbe fatto fin dal primo momento. Ora non resta che attendere. La sentenza finale compete alla magistratura non alla piazza. C’è solo da augurarsi un procedimento rapido oltre che equilibrato. Nel frattempo tocca a D’Alessio ed ai suoi amministrare la città. Serve a poco mettere limi al suo mandato dal momento che il corpo elettorale gli ha conferito un lusinghiero successo nonostante la grana giudiziaria che lo aveva precedentemente investito. Giocare al "tanto peggio tanto meglio" non serve a nessuno perché abbiamo visto che i commissari spesso fanno più guasti dei politici. MARIO CARDONE