A cura della Redazione
Diverse centinaia di persone hanno assistito ieri, nel Foro Triangolare degli scavi archeologici di Pompei, alla rievocazione dell’immane tragedia dell’eruzione del Vesuvio che quasi duemila anni fa (79 d.C.) ha seppellito Pompei sotto una coltre di pietra pomice e di cenere, alta diversi metri, preservandone, nello stesso tempo, intatta nei secoli la struttura urbana. Una condizione eccezionale che ha costituito un perenne presidio della memoria dell’evento e della conoscenza della cultura alle generazioni future. Le persone presenti si sono emozionate nell’ascoltare i suoni che hanno riprodotto dal vivo le varie fasi dell’eruzione: il boato del vulcano, la tempesta, il mare, il vento, i versi degli animali. Prima il frastuono provocato dall’eruzione, seguito poi dal silenzio assoluto della morte. La direzione (SANP) degli scavi archeologici di Pompei ha replicato quest’anno (migliorandola) la lodevole iniziativa commemorativa avviata l’anno precedente. Dando così inizio ad una tradizione civile che riguarda la cultura ma anche la necessità di tutelarsi dal rischio Vesuvio. Dopo la diffusione del sonoro, ideato e prodotto dall’Istituto per la diffusione delle scienze naturali di Claudio Salerno, sono stati recitati, in italiano ed in inglese, alcuni brani che descrivono l’eruzione pliniana ed il ritrovamento delle tracce di resti umani nel corso di operazioni di scavo da cui sono stati ricavati con un ingegnoso sistema i calchi esposti negli scavi. I brani letti sono estratti di relazioni scientifiche redatti dal famoso soprintendente archeologico Amedeo Maiuri. MARIO CARDONE