A cura della Redazione
Il vino del Vesuvio sposa la storia di Pompei. Città conosciuta in tutto il mondo per l’evento terribile che l’ha distrutta duemila anni fa, collegato con la furia dello “sterminator Vesevo” che in pari tempo, seppellendola sotto un coltre fatta di pomici e lapilli, ha causato la conservazione nel tempo dell’antico abitato, diventato un immenso scrigno di conoscenze a disposizione di storici e ricercatori scientifici. Un libro aperto sulla vita ed i costumi delle popolazioni che hanno vissuto all’ombra del Vesuvio dalla preistoria fino ai tempi dell’impero di Augusto. La conferenza stampa di rpesentazione di "Vesuvinum" (presenti gli amministratori dei centri organizzatori dell’evento, Michele Romano, presidente della strada del Vino del Vesuvio e dei prodotti tipici vesuviani ed il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati) è stata inaugurata dal saluto del sindaco centro vesuviano, Claudio D’Alessio. E’ toccato, invece, a Luciano Pignataro, giornalista esperto del settore vinicolo, nonché coordinatore dell’evento, illustrare la tre giorni della via del vino del Vesuvio. Iniziativa mediatica che intende valorizzare i prodotti e territori del Vesuvio. Quest’anno, però, c’è una componente in più nel mix di alto livello tra tradizione e capacità imprenditoriale che ha portato il Lacryma Christi ai massimi livelli dell’enologia nazionale: un ambasciatore di tutto riguardo come la città di Pompei. “Il biglietto da visita che ci voleva nell’universo della produzione enogastronomica vesuviana”. E’ stato giustamente osservato nel corso del dibattito. Alla fine è toccato all’onorevole Russo, riconosciuto come il miglior sostenitore, a livello istituzionale, delle potenzialità del territorio vesuviano. “Con i cinesi non possiamo competere rispetto ai costi di produzione – ha concluso il presidente Russo – ma certamente possiamo competere grazie alla storia dei nostri territori ed all’eccellenza dei nostri prodotti”. MARIO CARDONE