A cura della Redazione
Il Pd é fermo al palo a Pompei. Solo due (su tre) i nominativi designati per l´esecutivo del partito. “Unità ed Impegno” (con 14 componenti di direttivo) ha designato Carmine Lo Sapio; “Pompei Democratica” (8 nel direttivo) ha dato il nome di Pasquale Calabrese; “Laboratorio Democratico” (con 8) non ha ancora fornito il nome. L’esecutivo non può partire a meno che non si decida di procedere con una gamba in meno. Come mai? Ne spiega il motivo la portavoce di “Laboratorio Democratico”, Rita Montemarano, che ha fatto notare che è in corso un chiarimento. Si attende la soluzione. Riguarda due consiglieri comunali (Del Regno e Benincasa) che una volta eletti con di liste obiettivo hanno scelto di proseguire l’esperienza formando con altri, di diverso orientamento politico, un gruppo territoriale. “Niente di personale - ha precisato la Montemarano -. La nostra istanza, ai sensi dell’articolo 2 dello statuto, punta a compattare la delegazione consiliare. Non è la stessa cosa avere un solo consigliere comunale (Mancini, Serrapica è presidente, ndr) anziché tre nel massimo consesso cittadino”. Il coordinatore Mazzetti, da parte sua, dopo aver verificato che Del Regno e Benincasa non sono intenzionati ad abbandonare l’esperienza in corso, ha portato la questione all’attenzione del segretario provinciale Tremante. A suo parere, dal momento che i due, della sua stessa componente politica, sono stati sempre fedeli agli orientamenti di partito, applicare alla regola gli articoli dello statuto può creare contrasti a scapito della collaborazione. Ha fatto l’esempio della campagna elettorale per il consiglio regionale dove, ha riferito, non tutti sono rimasti fedeli alla bandiera. “Aprire un varco di discussione regolamentare può giocare contro gli interessi di partito”. Il suo punto di vista (che preferisce puntare alla crescita anziché alla divisione) è pienamente condiviso dalla Montemarano e dall’ex assessore Calabrese, che hanno dichiarato di non aver alcuna intenzione di dar vita ad un muro contro muro. Loro intendono semplicemente convincere Del Regno e Banincasa che rivedere il loro comportamento (relativamente al gruppo politico) non può che giovare al partito. Al di là delle espressioni apprezzabili di buona volontà, non sfugge a nessuno che se non si scioglie, in un modo o nell’altro, questo nodo non è possibile andare avanti: in primis con la costituzione degli organismi dirigenti, successivamente con il contributo alla politica di Pompei. MARIO CARDONE