A cura della Redazione
“Non crollano solo i muri, crollano anche i diritti”. E’ lo slogan che ha caratterizzato una manifestazione degli operatori culturali precari presso i Beni Culturali della Regione Campania (Polo Museale, Museo nazionale archeologico, Reggia di Napoli e di Caserta, siti archeologici vesuviani, ecc.). La manifestazione si è svolta in forma civile, fuori l’ingresso degli Scavi di Porta Marina Superiore. Hanno partecipato un centinaio di giovani provenienti da molti siti culturali della Campania. Si trattava da una manifestazione di protesta indetta dal sindacato Filcams Cgil, congiuntamente alle rappresentanze aziendali di Audiovideotour, Civita Musea e Pierreci Codess Campania. La vertenza interessa complessivamente circa duecento giovani precari (tra i quali almeno novanta lavorano nelle biglietterie, servizio informazione, bagagli, ufficio stampa, book-office dei siti archeologici vesuviani). Si tratta di ragazzi che da anni operano con ottimi risultati per il regolare funzionamento degli scavi archeologici. Ultimamente, si sono interessati anche per il servizio di prenotazione delle guide turistiche che operano presso gli scavi di Pompei. Il profilo ”tipo” del lavoratore della categoria è quello di un lavoratore donna dell’età media che va tra i 30 ed i 40 anni, laureata, sposata con figli. La vertenza riguarda l’inserimento delle cosiddette «clausole sociali» che punta al mantenimento del posto di lavoro nei capitolati delle gare d’appalto che saranno indette prossimamente dal Ministero dei Beni Culturali. Al momento, il tavolo tecnico istituito presso il Mibac non ha ancora sortito il risultato sperato. Solo oggi la Confcommercio si è detta disponibile a firmare un protocollo specifico per inserire nel terziario la clausola di salvaguardia. “Si tratta di non disperdere le preziose competenze professionali acquisite dai giovani lavoratori nello svolgimento dell’attività già prestata presso i siti culturali della Regione Campania”. Hanno spiegato i manifestanti, che hanno fatto anche notare che è prassi oramai consolidata nell’operatività di tutti gli Enti pubblici di non penalizzare la classe lavoratrice negli eventuali turn over di appalti per servizi continuativi. MARIO CARDONE