A cura della Redazione
La decisione della neo soprintendente archeologa Teresa Elena Cinquantaquattro di chiudere a tempo indeterminato due domus degli scavi archeologici di Pompei, che si sono lesionate con i nubifragi degli ultimi giorni, ha fatto molto discutere tra gli addetti ai lavori, i sindacati e gli operatori turistici locali. Il motivo è che l’iniziativa della dirigente Sanp di nuova nomina arriva in concomitanza di un precedente ordine di servizio con cui è stato disposto, in caso di venti forti o di piogge persistenti, l’interdizione alle visite degli spazi coperti della città antica dove si sono formati elementi di pericolo. L’iniziativa, che punta alla tutela fisica dei visitatori, se da un lato è positiva per l’intenzione di evitare spiacevoli incidenti, dall’altro ripropone il problema di un’efficace e rapida manutenzione ordinaria del museo archeologico all’aperto più visitato di Pompei, al fine di consentire la migliore visita a tanti turisti che arrivano da lontano. Il sindacato Cisl critica nelle modalità d’intervento le iniziative della Cinquantaquattro per il fatto che esse si rivolgono esclusivamente all’ufficio di custodia degli scavi di Pompei, in quanto finalizzate alla chiusura delle case. Se al contrario, le iniziative della soprintendente sarebbero rivolte all’ufficio tecnico, come si faceva una volta, avrebbero potuto mettere in moto una procedura tesa a restituire agibilità ai luoghi di visita (in questo caso interdetti temporaneamente). “Una volta quando si formavano situazioni di pericolo – spiega una circolare Cisl - si interveniva immediatamente per l’agibilità del sito archeologico per quanto riguarda domus, murature o edifici pubblici. Adesso – prosegue il comunicato - si declinano le responsabilità della direzione con la chiusura delle domus nelle more della messa in sicurezza”. La circolare Cisl ha spiegato che quando si forma nelle antiche strutture murarie uno stato di pericolo bisogna intervenire con urgenza al fine di evitare fatali crolli di monumenti inestimabili. La proposta del sindacato è di mettere in campo le squadre di operai per la manutenzione ordinaria, come si faceva una volta, per il consolidamento della muratura, reclutandolo tra quello ancora presente nei diversi siti della Soprintendenza vesuviana. Attualmente su 32 operai in organico negli Scavi di Pompei solo 3 sono addetti alla manutenzione ordinaria, mentre nei siti archeologici dell’ex Soprintendenza di Pompei (Ercolano, Boscoreale, Oplonti e Stabia) ci sono ancora in servizio 89 operai praticamente inutilizzati. MARIO CARDONE