A cura della Redazione
Il 2 aprile 2011 promette di essere una data importante nella storia dell’ente Parco Nazionale del Vesuvio e delle popolazioni dei comuni che ricadono nell’area Parco. Ad Ercolano, a partire dalle ore 10, si riunisce, presso la scuola Rodinò (di fronte al MAV), la rete dei “cittadini per il Parco”. Il movimento va avanti da qualche mese e si è ingrossato, come un fiume in piena, alimentandosi dell’apporto di una trentina di associazioni (e anche di qualche circolo di partito) che hanno partecipato alle riunioni di zona tenutesi in più comuni dell’area Parco. Il comitato promotore, il motore propulsivo del movimento, è costituito da un “blocco sociale” che vede insieme agricoltori (CIA), ambientalisti (Legambiente), ecogastronomi (Slow Food) e la Rete dei comitati vesuviani, che si batte da anni contro le discariche vecchie e nuove, per la raccolta differenziata e un ciclo di smaltimento dei rifiuti ecologicamente sostenibile. L’obiettivo è quello di guardare oltre l’emergenza. Di lasciarsi alle spalle una lunga fase storica, che ha inizio dagli anni 70, dominata dalla crisi dell’agricoltura, dall’abusivismo edilizio, dallo sfruttamento delle cave, dall’utilizzo delle cave come discariche, da forme di turismo insostenibile, offensivo del paesaggio e dell’ambiente e, da ultimo, dalla decisone del governo di aprire cava Sari e cava Vitiello. Basta. Un ciclo si è concluso. Per consunzione. Il territorio è stato consumato. Quindici anni fa nasceva il Parco Nazionale del Vesuvio. Tutela dell’ambiente, valorizzazione delle aree naturalistiche di pregio, rilancio della agricoltura, sviluppo di un turismo sostenibile, valorizzazione del patrimonio culturale, riqualificazione dei centri storici. Questa era la “mission” istituzionale del Parco. Ha fallito. Ma loro, i “cittadini per il Parco”, vogliono riprovarci. Vogliono ripartire. Per la salute, per l’ambiente, per la qualità della convivenza civile, per il lavoro, per lo sviluppo. COMUNICATO