A cura della Redazione
In tanti e sempre più spesso rivendichiamo le nostre origini. Ripercorriamo in fotogrammi preziosi, ormai sbiaditi dal tempo ma anche attuali e sempre più tecnologici, la nostra storia, la cultura, quello che eravamo, quel senso di appartenenza e di “Orgoglio Stabiese” che è cucito dentro ogni cittadino di questa magnifica e storica Città come un marchio di fabbrica indelebile. Oggi vorrei farlo anch´io, vorrei interpellare l´Opinione Pubblica e le Istituzioni Cittadine sul "Simbolo", per eccellenza, della nostra Castellammare di Stabia. Il “cognome” simbolico di tutti i cittadini stabiesi è Castellammare di Stabia, in riferimento al Castello costruito nel 1086 che, per genetica, "ci viene padre". Da fotoreporter professionista nato e cresciuto in questa magnifica città della quale mi onoro di fare parte e di rappresentarla (attraverso i miei scatti fotografici) in giro per il mondo, mentre fotografavo l´esterno del castello, mi sono posto alcune domande che vorrei condividere con tutti voi. Tutti noi stabiesi e i cittadini del mondo conosciamo la fisionomia esterna del Castello, ritratta appunto, nelle più svariate posizioni fotografiche, ma in quanti hanno avuto il piacere o la fortuna di visitarne e fotografarne gli interni? Non sembra esserci memoria fotografica diffusa (storica o contemporanea) degli interni del Castello “padre” di ogni stabiese. Lancio questo appello agli attuali proprietari della struttura (che nel tempo è diventata una lussuosa location per eventi privati a pagamento) e alle Istituzioni cittadine. Nascere e morire senza mai conoscere, internamente, il Castello che dà il nome alla nostra Castellammare di Stabia credo che sia una macchia da cancellare o a cui porre rimedio al più presto, d´altro canto e senza polemizzare con nessuno, sento che sia un atto dovuto verso questa cittadinanza che si sente legata visceralmente (come mi sento io) a questo territorio e quindi al nome di questa Città. Infine chiedo che sia istituito un giorno di celebrazione nell´arco dell´anno in cui ogni stabiese possa “abbracciare”, gratuitamente, il proprio “padre” e finalmente ricongiungersi con la storia e apprezzarne, fino in fondo, il valore artistico culturale. GENNY MANZO