A cura della Redazione
A via Crapolla si sta facendo sul serio. Elevata la partecipazione di professionisti preparati e di giovani di valore al comitato di quartiere locale che recentemente è stato promotore d’iniziative d’elevato profilo, che intendono ancorare le scelte amministrative dell’esecutivo pompeiano ai problemi oggettivi, superando, in questo modo, la tradizionale pratica delle parentele e di favori ai fini del successivo consenso elettorale. E’ un’esperienza, quella di via Crapolla, che fa da battistrada alla concezione moderna di stabilire i rapporti di forza in base ai numeri ed ai diritti nell’ambito del comune di Pompei. I segnali e le iniziative partite negli ultimi giorni (come ad esempio la battaglia contro la privatizzazione del servizio cimiteriale) sono un viatico positivo. Viaggiano sul solco di un rinnovato rapporto nei confronti dell’esecutivo pompeiano, in cui è previsto che il popolo ha lo strumento per inchiodare sindaco ed amministratori comunali alle proprie responsabilità, pronti a mandarli a casa se non si dimostrano all’altezza del loro compito. Ecco i fatti. Dopo reiterati incontri improduttivi con politici e dirigenti comunali e l’inoltro di documentazione, il comitato di via Crapolla si è stancato di chiacchiere inutili e di abboccamenti privati. E’ passato alla fese due, che prevede la verifica dei risultati raggiunti per fare il punto della situazione enumerando le carenze che permangono nel quartiere. L’iniziativa è di mettere in campo un’azione concreta che inchiodi D’Alessio e i suoi alle loro responsabilità, considerato lo stato di abbandono e la pericolosità della zona che evidentemente non può essere dichiarato solo in sede di divieti (come é successo quando non è stato rilasciato il permesso di fare cineforum estivo all’aperto su fondo privato). L’iniziativa del comitato consiste in una petizione popolare ai sensi dell’articolo 42 dello statuto comunale, che prevede la raccolta di almeno 300 firme. La richiesta riguarda interventi urgenti di manutenzione e messa in sicurezza (canali, marciapiedi, polizia delle strade, illuminazione). A medio termine il comitato chiede all’Amministrazione di considerare, nella stesura del Puc, gli interessi del quartiere. Ciò significa che in un lasso di tempo previsto, il sindaco e la sua giunta sono obbligati a fornire delle risposte ed a formulare eventualmente degli impegni formali. La mancanza di fondi in bilancio non è un alibi che funziona, se poi i soldi contestualmente vengono elargiti per spese di rappresentanza, gemellaggi, targhe e lapidi, costi esorbitanti rispetto al contesto complessivo che per le periferie prevede solo lacrime e sangue. MARIO CARDONE