A cura della Redazione
Il Movimento cittadini per il Parco chiede ai sindaci i cui comuni hanno, in tutto o in parte, il loro territorio allinterno dei confini del Parco nazionale del Vesuvio, di assumersi le loro responsabilità, in quanto membri della Comunità del Parco, e di non far cadere la prospettiva di sviluppo agricolo, turistico, del terziario, che è intimamente connessa al progetto di tutela e salvaguardia che il Parco rappresenta.
Tutela e sviluppo sostenibile sono gli obiettivi istituzionali dellente Parco, ma non potranno mai essere perseguiti senza una fattiva collaborazione e una stretta cooperazione tra gli enti locali e tra di essi e lente Parco. Queste ed altre riflessioni sono contenute nella lettera aperta ai sindaci del Parco Nazionale del Vesuvio che sarà affissa, in forma di manifesto, a partire da venerdì 27 gennaio, nei 13 comuni del Parco, e ulteriormente diffusa a mezzo stampa e su internet.
LA LETTERA
Discariche abusive e discariche di Stato. Crescita della incidenza di tumori nella popolazione. Dissesto idrogeologico. Abusivismo edilizio. Lento e apparentemente inarrestabile declino delle attività agricole.
Non è questo il Parco nazionale del Vesuvio che immaginavamo.
Lente Parco, a quindici anni dalla sua istituzione, langue in una condizione di impotenza e di solitudine istituzionale, privo di mezzi, con un organico insufficiente e, soprattutto, senza un progetto condiviso che faccia intravedere una prospettiva che gli consenta di realizzare i suoi fini istituzionali.
La nascita del Parco aveva suscitato in noi molte aspettative positive.
Il nuovo modello di sviluppo, ragione fondante la nascita stessa del Parco nazionale, doveva basarsi sulla tutela e conservazione dellambiente, la valorizzazione turistica del patrimonio paesaggistico e naturalistico e del patrimonio culturale e storico artistico, limplementazione di tutte le forme di turismo compatibili, il rilancio della agricoltura vesuviana e la valorizzazione dei suoi prodotti tipici, anche in una ottica di sviluppo del turismo rurale.
Ma questo modello non è decollato.
Tra le cause di questo fallimento, ne segnaliamo una, che a noi sembra della massima importanza.
Lente Parco, in questi anni, non è stato riconosciuto dagli enti locali e dalle amministrazioni che si sono avvicendate, come il luogo istituzionale, come la casa comune, in cui progettare, pianificare e programmare lo sviluppo e la tutela dei rispettivi territori in una visione unitaria.
I campanilismi o la strenua difesa del proprio orticello elettorale, mal si conciliano con la necessità di affrontare e risolvere problemi che potrebbero essere più efficacemente affrontati e risolti se posti su una scala territoriale più ampia.
Emblematica è la scarsa considerazione in cui è tenuta la Comunità del Parco, un organo di fondamentale importanza nella vita dellente, di cui fanno parte i sindaci di tutti i comuni del Parco, che elabora e approva, con il parere vincolante del Consiglio direttivo, il piano pluriennale economico e sociale e che nomina 5 membri su 12 nel Consiglio direttivo.
Da diversi anni a questa parte, a tuttoggi, la Comunità del Parco non ha ancora nominato i 5 membri del Consiglio di sua competenza.
Daltra parte, lo stesso Ente Parco avrebbe dovuto qualificarsi in questi anni come un serbatoio di pensiero al servizio di una missione comune. Per far questo avrebbe dovuto dotarsi di professionalità di altissimo profilo in molti campi del sapere scientifico ed economico, così da potersi proporre come interlocutore autorevole rispetto agli enti locali.
Il Parco quindi è stato vissuto dai comuni come una fonte di finanziamento occasionale, dispensatrice di finanziamenti pubblici ed europei, che sono stati, di volta in volta, democraticamente ripartiti tra gli enti locali tenendo conto delle rispettive grandezze e non utilizzati secondo logiche e progettualità che facessero prevalere un disegno strategico sugli interessi particolari.
Neppure si è lavorato per la creazione di una governance diffusa attraverso la istituzione delle consulte, pure previste dallo statuto dellente Parco, ma mai attivate, che avrebbero dato concretezza al principio della partecipazione dei cittadini alla formazione delle decisioni amministrative, e consentito allente un confronto costante e costruttivo con le associazioni e con le categorie produttive per meglio assolvere alle sue funzioni e compiti istituzionali, permettendogli anche di conseguire lobiettivo politico, non secondario, di avvicinare alla istituzione cittadini e forze sociali, alimentando un processo di progressivo riconoscimento e attribuzione di valore al ruolo e alle funzioni dellente.
Unultima considerazione. A quanti in questi giorni individuano, a nostro avviso impropriamente, nella mancata approvazione del PSO (Piano Strategico Operativo) da parte della Regione Campania, la cui finalità è essenzialmente quella di ridurre la densità demografica nei comuni vesuviani attraverso la riconversione delle unità abitative ad usi produttivi, nonché quella di individuare e potenziare le vie di fuga in caso di eruzione vulcanica, la causa principale della ingessatura del territorio e del suo mancato sviluppo, vogliamo ricordare che Il 19 gennaio 2010, dopo anni di gestazione, il Consiglio regionale della Campania ha approvato il Piano urbanistico del Parco, che è strumento urbanistico sovraordinato a cui i Piani regolatori dei comuni devono conformarsi. Tuttavia, il Consiglio direttivo del Parco, con grave ritardo e inspiegabilmente, non ha ancora approvato il regolamento attuativo, senza il quale il Piano resterà lettera morta.
Eppure lapplicazione del Piano consentirebbe un superamento positivo di molte rigidità e irrazionalità della normativa tuttora vigente e non vi è dubbio che esso rappresenti uno strumento fondamentale per orientare lo sviluppo sostenibile del territorio.
Movimento "Cittadini per il Parco".
COMUNICATO