A cura della Redazione
Un botta e risposta ha contraddistinto il legittimo intervento del sindacato Cgil a difesa dei posti di lavoro di docenti e personale amministrativo dell’Istituto professionale e della scuola magistrale. Il sindacato ha diffidato la direzione del Santuario che ha vietato le iscrizioni dei giovani al primo anno alla scuole cattoliche superiori dell’Istituto "Bartolo Longo" di Pompei, creando artificiosamente i presupposti di una crisi aziendale che è contestata dai rappresentatnti dei lavoratori nella sua reale sussistenza. Sul versante opposto, la Chiesa di Pompei, con inusitata durezza, invita il sindacato a “non interferire su questioni insindacabili”. La replica della direzione del Santuario non si limita a giustificare i propri deliberati ma entra nel merito e della decorrenza del titolo della Cgil a rappresentare legittimamente i suoi dipendenti sul merito e nei modi della ristrutturazione aziendale. Non basta. La nota della direzione del Santuario di Pompei, che porta in calce la firma del vicario della Delegazione Pontificia di Pompei, monsignor Giuseppe Adamo, bacchetta letteralmente il sindacato. Difatti lo invita “a desistere nell´istigare i lavoratori verso forme di insubordinazione mediante le attività di orientamento. Ingenerando fallaci aspettative nelle famiglie dei potenziali nuovi alunni”. La giustificazione della Curia di Pompei nel difendere il proprio operato, che punta alla chiusura delle due scuole superiori (maschile e femminile) di matrice cattolica, insiste sull’argomento del pesante bilancio aziendale. Si deve provvedere al pagamento di 195 stipendi con costi complessivi di un milione e quattrocento mila euro. Giova, per completezza, ricordare che proprio per risolvere questo problema la Santa Sede individuò nella persona di Carlo Liberati il personaggio dotato delle risorse necessarie al caso. Se è vero che i costi della Chiesa di Pompei sono di portata notevole a fronte di offerte dei pellegrini che, a causa della crisi, si riducono sempre di più, è anche vero che è stato accumulato a Pompei un patrimonio per la Chiesa della Madonna del Rosario che non conosce limiti per il valore dei beni immobili acquisiti a seguito di donazioni (dirette e indirette). Beni che sono stati messi a rendita (per alcuni di essi c’è contenzioso legale con il Comune sul pagamento dell’Ici) mentre basterebbe venderne solo alcuni di essi, di scarsa importanza per la missione della Chiesa di Pompe e in stato di notevole degrado. In questo modo, è l’opinione di molti a Pompei, si potrebbero risolvere alla radice i problemi economici e non abbandonare tanti ragazzi al loro destino. MARIO CARDONE