A cura della Redazione
Dopo la protesta dei commercianti di Pompei, che tra l’altro lamentano che il servizio di parcheggio pubblico appaltato alla società Aipa non risponde alle esigenze della categoria, è partita dal Comune di Pompei una lettera di richiesta formale di revisione del contratto del servizio di sosta oraria a pagamento. Di detta iniziativa si è fatto promotore il consigliere delegato Alfonso Conforti. La nota in questione tende a dirimere alcune rigidità operative della società appaltante di un servizio pubblico, che non prevede frazionamenti orari per soste più brevi, mentre le macchinette marcatempo che dispensano i ticket di sosta non sembrano funzionali alle esigenze della clientela. Alla fine, il consigliere comunale delegato del sindaco Claudio D’Alessio al servizio dei parcheggi, ha minacciato l’Aipa di aprire una controversia se non si trova, di comune accordo, il modo di accontentare l’esigenza dell’utenza. Sgravando nel contempo il Comune di Pompei di oneri eccessivi che derivano, tra l’altro, dall’incasso di una percentuale fissa delle multe calcolata sull’elevato totale, liberando in tal modo la società di parcheggi dall’imprevisto delle sentenze del giudice di pace nel caso approvi il ricorso del terzo che ha parcheggiato senza pagare. Ricordiamo che altro problema sulla configurazione delle aree di parcheggio a strisce blu riguarda la mancata individuazione del centro storico al fine di consentire un adeguato numero di spazi liberi (a strisce bianche) per i non residenti. Si tratta, insomma, di una serie di questioni contrattuali che viene aggravata da un lato dall’indisponibilità dell’Aipa a trovare un compromesso con il Comune di Pompei. dall’altro c’é stata probabilmente una predisposizione del contratto d’appalto che non favorisce l’Ente comunale. Ricordiamo che l’Aipa si aggiudicò l’appalto del servizio dei parcheggio comunali dopo un lungo periodo di riflessione in cui il sindaco D’Alessio e la sua giunta richiesero, prima di decidere, la consulenza di un esperto per assumere la decisione finale, dal momento che aveva offerto in gara 810 mila euro annuali, somma notevolmente più favorevole del canone fissato a base d’asta (360 mila euro annuali). MARIO CARDONE