A cura della Redazione
E’ pace fatta tra sindacato e Direzione degli scavi archeologici di Pompei. Ieri mattina, i turisti sono entrati liberamente nel parco archeologico perché non ci sono stati ritardi di apertura dei cancelli dovuti allo svolgimento dell’assemblea del sindacato Cisl, che era stata proclamata in precedenza dalle 8 alle 11. E’ opinione di molti osservatori, tuttavia, che il fuoco cova ancora sotto la cenere. L’accordo ritrovato grazie alla mediazione del segretario provinciale Cisl, se da un lato apre uno spiraglio sui pagamenti degli arretrati, dall’altro non fornisce alcuna garanzia riguardo all’assetto degli organici, dal momento che la soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro non pare orientata ad equilibrare la disparità di impegni lavorativi, relativamente ai custodi, che vede penalizzati fortemente quelli che operano negli scavi di Pompei. Antonio Pepe, battagliero rappresentante sindacale di base, ha spiegato più di una volta la diseguaglianza enorme tra chi opera, per esempio, come custode presso il Museo Archeologico Nazionale e chi, invece, in organico presso gli scavi di Pompei. Il primo ha la responsabilità di una o due stanze. Si muove al coperto, in un ambiente climatizzato. Al contrario, il collega in servizio nel parco archeologico di Pompei lavora all’aria aperta con il sole o con la pioggia. Deve sorvegliare aree di decine di migliaia di metri quadrati in cui circolano frequentemente comitive di turisti (in primavera intere scolaresche). Ognuno scorge che, a parità di trattamento economico, i custodi in servizio presso gli scavi sono svantaggiati rispetto ai colleghi in servizio presso il Museo Nazionale ma anche rispetto a quelli in carico presso i siti vesuviani (come Oplontis, Bosoreale e Stabia). Con la creazione di un’unica direzione tra archeologia vesuviana ed il resto della provincia di Napoli (Compreso il Museo Nazionale) la soprintendente archeologa avrebbe dovuto mettere in cantiere la revisione della pianta organica sulla base di criteri oggettivi, ma pare proprio che non abbia intenzione di muoversi in quella direzione. Questo è il nocciolo dell’origine della discordia aziendale che non pare prossima a risolversi. A questo punto o il timone lo prende in mano il Mibac, o si provvede alla sostituzione della massima responsabile di questa situazione (vale a dire la Cinquantaquattro) o si ritorna alla vecchia organizzazione, restituendo l’autonomia ai siti archeologici vesuviani nei confronti del capoluogo regionale, che detta legge in materia di personale e molto spesso distrae risorse economiche riservate esclusivamente a Pompei. MARIO CARDONE