A cura della Redazione
Sarebbero almeno tre i ricorsi amministrativi presentati da enti, associazioni e privati cittadini contro la delibera dell’esecutivo pompeiano che ha creato le basi per l’istituzione del pagamento di un ticket d’ingresso in città per i bus turistici. Il primo ricorso sarebbe stato presentato dal Santuario di Pompei che, secondo le voci, farebbe riferimento alla libertà di culto, che si troverebbe ad essere minacciata dal pagamento del ticket. Il secondo sarebbe stato inoltrato al Tar Campania dal gestore privato di un parcheggio per bus turistici che si troverebbe tagliato fuori (a causa della localizzazione del parcheggio entro la barriera d’ingresso) se il provvedimento amministrativo fosse reso esecutivo. Infine il terzo ricorso sarebbe stato presentato dall’associazione dei commercianti di Pompe,i che avrebbe contestato la delibera della giunta sulla base della presunta mancanza di fondamento giuridico. “Se la delibera che riguarda l’introduzione di un ticket per bus turistici è stata pensata per i visitatori degli scavi archeologici, perché penalizzare anche il turismo diretto al centro storico della città moderna?”. Argomenta Fabio Acanfora, imprenditore pompeiano del settore della ristorazione che ha ricevuto il testimone dal collega Di Paolo nella staffetta che riguarda la poltrona di comando dell’Ascom di Pompei. La verità e´ che la maggior parte dei visitatori degli scavi archeologici sono quelli che sbarcano ogni giorno al porto di Napoli provenienti dalle crociere nel Mediterraneo di cui il capoluogo partenopeo è una tappa importante. Dal suo porto partono quotidianamente numerosi bus che sono diretti a Pompei dove ha luogo il classico turismo “mordi e fuggi”, vale a dire la visita del parco archeologico e la ripartenza dopo una sola ora alla volta del Vesuvio o verso i maggiori centri della costiera senza che i turisti abbiano il tempo di comprare anche una bottiglia d’acqua minerale. MARIO CARDONE