A cura della Redazione
Siamo rimasti all’anno zero in termini di condono edilizio a Pompei. In pari tempo l’Amministrazione comunale si accinge a chiudere con una transazione il contenzioso sull’entità delle spettanze da liquidare alla società Rina di Genova, che ha preso in appalto l’istruttoria delle pratiche di condono per la sanatoria edilizia. L’abusivismo edile è una piaga (in parte ancora attiva) che l’Amministrazione in carica aveva in animo di eliminare con il conferimento dell’appalto alla società Rina. A quanto pare, delle quasi 4 mila e 500 pratiche esaminate, tra le quali 2.886 integrate con altri documenti, mentre 1.264 delle medesime sono risultate ancora una volta incomplete, solo un numero irrisorio (non fornito dall’Utc) è giunto alla fine dell’iter burocratico. Le altre domande di condono, o la maggior parte delle medesime, dovrebbero, a quanto si apprende da tecnici esterni, essere state respinte dalla Soprintendenza regionale ai beni ambientali. Resta il disguido di fondo. La Rina è creditrice del Comune di Pompei per un lavoro svolto che è risultato, alla luce dei fatti, inutile, perché non ha portato a conseguenze pratiche per la città. Non ha rimesso l’edilizia di Pompei nello stato di legalità che era auspicato con l’incarico che le era stato conferito. Morale della storia, l’Amministrazione comunale di Pompei (e tramite la stessa i contribuenti) dovrà pagare per competenze d’istruttoria a fronte di un’operazione di condono che non c’è stato o che ha funzionato in minima parte. Soprattutto non ha reso possibile l’incasso degli oneri di urbanizzazione che sarebbero serviti a pagare le spettanze alla Rina. E’ una situazione che lascia perplessi perché, a nostro parere, si poteva evitare un disguido del genere. Basta consultare un manuale da geometra per apprendere che un condono edile non è operazione impossibile dove ci sono impedimenti ambientali. Il rischio di terremoto (sancito con una legge regionale) è evidentemente il maggiore di questi impedimenti, per cui la sovrintendenza regionale non poteva far altro che respingere le istanze di condono di nuove costruzioni a Pompei, che è sita in zona rossa (area recentemente estesa, anche se qualche autorevole politico locale si ostina a voler rimuovere il divieto di edificare al suo interno). Resta chiaro che spettava al servizio comunale, che doveva fornire istruzioni ed indirizzo alla società Rina, evitare spese inutili apponendo opportuni paletti all’istruttoria di pratiche di nuove costruzioni terminate oltre il divieto della legge regionale. MARIO CARDONE