A cura della Redazione
Rievocazione storica e parata di mezzi militari d’epoca. In questo modo Pompei e Scafati celebrano con una manifestazione congiunta la liberazione dall’occupazione tedesca del 28 settembre (a Scafati) e 29 settembre (a Pompei). La guerra di liberazione ha costituito il banco di prova per Pompei per cementare l’unità e radicare su tristi episodi di guerra la memoria collettiva d’esempio per le generazioni future. Sugli episodi della seconda guerra mondiale è stata costruita la sala della memoria che accoglie testimonianze d’eroismo e sacrifico locale insieme al medagliere, gli attestati, le fotografie, le notizie dell’epoca e le onorificenze. L’esempio più fulgido riguarda il 70° anniversario di un episodio che ha lasciato una profonda ferita nella memoria locale. Il 28 settembre 1943, nei pressi della frazione di Tre Ponti, furono barbaramente trucidati dalle truppe naziste in ritirata quattro cittadini pompeiani: Bernardo e Gioacchino Casciello, Antonio Falanga e Vincenzo Sorrentino. Scampò alla strage Giovanni Cirillo, unico superstite ancora vivente e custode della triste memoria. Tre delle vittime, Bernardo e Gioacchino Casciello (padre e figlio), e Antonio Falanga furono intercettati, durante il loro percorso a piedi da Scafati a Pompei, da una pattuglia tedesca. Ai tre si era, in un secondo momento, aggiunto anche un ragazzo, Giovanni Cirillo. I quattro, appena fermati, furono immediatamente sottoposti a perquisizione dai tedeschi e trovati in possesso di una pistola. Per questo motivo furono in un primo momento rinchiusi in una cantina insieme a Vincenzo Sorrentino, che probabilmente ha avuto l’unico torto di aver tentato di convincere i tedeschi a liberare i suoi amici. Alla fine, ai cinque sfortunati pompeiani fu letta una sentenza sommaria di condanna a morte di cui si resero conto solo quando fu data a ciascuno di loro una vanga perché si scavassero la fossa. Gioacchino Casciello allora tentò senza successo la fuga, che riuscì invece a Giovanni Cirillo che riuscì a scappare. La tragica storia finisce con l’esecuzione dei quattro malcapitati. I tedeschi, inferociti per la fuga riuscita di uno di loro, infierirono anche con le baionette sui corpi senza vita delle loro vittime. L’anno dopo, una lapide è stata posta dall’amministrazione comunale a ricordo sul luogo della tragedia. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2