A cura della Redazione
Una volta conclusa la campagna elettorale amministrativa a Pompei, sono partite le prime avvisaglie di una nuova competizione per la conquista del governo del Partito Democratico. Uliano non può sottovalutare questa nuova sfida in vista delle elezioni regionali a cui già si sa che parteciperanno diversi politici locali, tra i quali uno vicino alle sue posizioni. Il pericolo maggiore per i suoi equilibri è che la segreteria del circolo pompeiano del Pd potrebbe trasformarsi in una formidabile macchina del dissenso se prevalesse una guida ostile al suo governo di Pompei. Sono partite già le prime mosse sullo scacchiere: nella seduta di consiglio comunale del 21 luglio è stata comunicata la costituzione di un gruppo d’opposizione recante denominazione e simbolo del Partito Democratico. Immediatamente è arrivata la dichiarazione ufficiale di nullità. “Il circolo di Pompei risulta essere commissariato. Gli unici abilitati ad utilizzare il simbolo del Partito sono i commissari Luigi Falcone, Giuseppe Esposito e Gianfranco Wurzbunger”. Ha notificato al sindaco di Pompei Venanzio Carpentieri, segretario provinciale del Partito democratico. E’ l’atto che aggiorna una storia a fasi alterne che dura almeno da quattro anni, da quando, cioè, la base del partito ha eletto in congresso due fazioni. La prima alleata all’amministrazione all’epoca guidata da D’Alessio mentre quella che ha preso il comando del Partito (e la segreteria) si è posta in opposizione. In tutto quel tempo a Napoli i dirigenti Pd hanno giocato alle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) per poi risvegliarsi da un lungo letargo nel corso della recente campagna elettorale. Appena hanno aperto gli occhi si sono accorti che su un manifesto elettorale il simbolo del Partito della sinistra democratica viaggiava in parallelo a quello di Berlusconi. Presi da un anacronistico furore quei dirigenti hanno immediatamente commissariato il circolo pompeiano lanciando anche un inequivocabile segnale. Conclusione: ora resta in piedi la sua fazione maggioritaria che ha partecipato alle elezioni amministrative dentro al calderone “Elaboriamo” mentre gli uomini d’opposizione rispetto alla segreteria Mazzetti sono in parte rifluiti nella maggioranza di Uliano (lui stesso è un militante atipico renziano della prima ora) in altra parte nelle liste civiche di altre componenti sconfitte nella tornante amministrativa. In conclusione (a parte i 5 stelle) ogni lista civica delle amministrative di Pompei ha avuto tra i suoi candidati tesserati del Pd. Ora che è stato costituito il governo cittadino costoro, insieme ad altri probabili fan (il patito a Pompei si dilata e si restringe a seconda delle occasioni) concorreranno alla creazione di un “potere ombra” che potrebbe dar molto fastidio alla carica istituzionale locale . Uliano parte avvantaggiato perché il provinciale del suo partito nell’applicare il regolamento è partito, come si fa in questi casi, dall’articolo quinto (“mi metto con chi ha vinto”) . Presto, però, sarà inevitabile dare una direzione democratica per cui conteranno i numeri. Vedremo se anche in casa propria (il Partito Democratico) Nando Uliano saprà mettere insieme i consensi necessari per comandare. Dopo aver conquistato il potere municipale il sindaco deve legittimarlo con il controllo politico del territorio, che in politichese significa piazzare propri uomini suoi nelle poltrone strategiche di comando della società civile. MARIO CARDONE