A cura della Redazione
Le lamentele di Enzo Sica riguardo ai presunti ostacoli in questi cinque mesi in cui ha ricoperto il ruolo di assessore a Pompei, e l’attacco dell’opposizione che ha preso spunto dalle medesime e da un successivo comunicato del sindaco Uliano, sono partiti appena dopo la conferenza stampa con cui fu presentato il nuovo assessore Forgione. Gli ambienti di corridoio di Palazzo De Fusco hanno fatto notare la coincidenza e posta contestualmente la domanda su chi si ostina ad ostacolare il cambiamento nella città. Sabato scorso è stata annunciata l’iniziativa politica di Franco Gallo e compagni. La parola d’ordine è stata di serrare le fila, chiamare a raccolta la recente cordata elettorale, creare un clima di mobilitazione per accelerare la crisi della maggioranza approfittando di un momento di difficoltà. In primis, è stata formulata la proposta di chiedere ad un parlamentare amico di presentare un’interpellanza al ministro dell’Interno Alfano sui presunti «condizionamenti al primo cittadino di Pompei» collegati alla vicenda Sica. L’obiettivo è di far leva sulla notorietà di Pompei per far pressione su un intervento diretto del Prefetto di Napoli. A Gallo sicuramente non mancano, considerati gli svariati simboli del suo manifesto elettorale, i riferimenti in Parlamento. Ha esclusivamente il problema della scelta ma nello stesso tempo deve interrogarsi sulla sua appartenenza al Partito Democratico e sulla valenza del gruppo consiliare di cui è presidente. Già è di per sè un’anomalia la militanza sotto uno stesso simbolo di partito del sindaco Uliano, eletto di recente consigliere metropolitano, e parte della sua maggioranza, insieme ad altri consiglieri comunali d’opposizione. Un nodo che si deve sciogliere. Alzare il livello dello scontro politico interno, vale a dire passere da una militanza in due schieramenti contrapposti, che hanno prodotto a Pompei maggioranza ed opposizione, alla richiesta di proporre il commissariamento della città (con l’espediente dell’interrogazione parlamentare) di un’amministrazione capeggiata da sindaco a tessera Pd come gli stessi mandanti dell’operazione, è un assurdo di profilo spaziale sia nel merito che nella sostanza, che danneggia insieme alla comunità di riferimento l’immagine complessiva del Partito Democratico proprio perché Pompei fa notizia. Ne consegue che i commissari cittadini del Pd, prima di celebrare il congresso, dovranno estromettere dal partito (almeno) una delle due fazioni. L’iniziativa merita la precedenza sul congresso perché la linea di condivisione in termini di correttezza e solidarietà nell’ambito dello stesso ceto politico precede di norma la competizione interna. A che vale contarsi senza principi condivisi? In altre parole, qualcuno deve assumersi la responsabilità di decidere per il Partito Democratico di Pompei se è da ritenersi censurabile la posizione di Uliano per aver inserito nel suo staff di sindaco di Pompei un collaboratore politico, a cui è vincolato da un antico rapporto d’amicizia, che ha una pendenza giudiziaria o, al contrario, è da stigmatizzare il comportamento della fazione antagonista al sindaco per aver estremizzato un argomento debole di critica politica in dispregio ad una comune appartenenza di bandiera. Lo stesso Gallo, e gli altri consiglieri dell’opposizione, hanno asserito più volte il dato oggettivo che la giunta Uliano ha prodotto nei primi cinque mesi di vita solo programmi e dichiarazioni di buone intenzioni. Ne discende che non sarebbero state ancora messe in campo iniziative di rilievo (esempio gare d’appalto, concorsi o altro). In conclusione, un’eventuale commissione d’accesso verrebbe a Palazzo De Fusco esclusivamente a rispolverare i soliti vecchi altarini (abusivismi edilizi e commerciali, condoni, cimitero e Fonte Salutare). Argomenti su cui i cittadini vedrebbero con più favore la competizione politica. MARIO CARDONE twitter: @maricoardone2