A cura della Redazione
Che negli Scavi di Pompei la salute di impiegati e custodi non sia in minor pericolo di quella dei monumenti archeologici, è un fatto assodato da tempo. Questo è il motivo per cui all’allarme dei muri che crollano segue sovente quello sull’amianto e delle infiltrazioni di acqua negli uffici della Soprintendenza. Parliamo di un dato costante a cui non si riesce a porre rimedio definitivo. In questi giorni di pioggia abbondante, le infiltrazioni d’acqua nei locali che ospitano i dipendenti sono state causate dalla probabile fenditura del tetto del prefabbricato, costituito da lastre in eternit, che ieri notte (2 dicembre) si sono riversate in maniera copiosa sul pavimento e sugli arredi di alcuni uffici, in particolare nella sede del Protocollo della Soprintendenza. A Pompei gli uffici della Soprintendenza non vivono in una condizione diversa dalle domus degli Scavi. Negli ambienti di lavoro, durante le giornate di pioggia, continuano a verificarsi forti infiltrazioni d’acqua in quanto l’amministrazione, riferiscono i sindacati aziendali, anziché fare un esclusivo intervento di bonifica del prefabbricato, continua a spendere soldi per piccoli episodici interventi di manutenzione. «Ricordiamo ancora una volta - dichiarano i sindacati degli Scavi di Pompei, in un comunicato congiunto - che i prefabbricati, realizzati nel lontano 1983, anziché essere smantellati da tempo, perché obsoleti, pericolosi ed insalubri (in quanto costruiti in cemento-amianto) e poco adatti alle esigenze dei dipendenti, sono stati sottoposti a numerosi interventi di manutenzione senza mai risolvere definitivamente il problema». Intanto i lavori di ristrutturazione previsti per le case demaniali, che rientrano anch’essi negli interventi del “Grande Progetto Pompei” e che avrebbero dovuto partire dal mese di novembre 2012, come promesso dalla Direzione, alla fine del 2014 non risultano sottoposti a gara d’appalto, mentre le case demaniali già ristrutturate sono state occupate dalla Direzione del GPP e dall’Ufficio coordinamento della Vigilanza Ales, anziché essere destinate al personale interno preesistente che vanta (purtroppo) oltre trent’anni di servizio in ambienti malsani e pericolosi. Interlocutore dei sindacati sull’argomento è l’Amministrazione del Soprintendente Osanna. In mancanza di una pronta risposta, i rappresentanti dei dipendenti disagiati minacciano le solite iniziative di protesta (assemblee sindacali) a difesa della loro salute. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2