A cura della Redazione
Si riparte da 15 mila. Tanti erano una volta i libri di cultura e di narrativa (alcuni testi anche antichi) censiti nella biblioteca comunale Ludovico Pepe di Pompei. Erano 15 mila fino a quando quei testi sono rimasti sugli appositi scaffali siti al secondo piano di Casale Piscicelli di via Aldo Moro. Successivamente lo storico edificio, sito sul fiume Sarno, nell’area sud di Pompei, è stato sottoposto a ristrutturazione. L’Amministrazione comunale ha assegnato le sue stanze (anche quelle che prima erano della biblioteca) a varie associazioni senza mai ricavarne un euro. Fa parte della storia recente l’impegno politico di un esponente della società civile locale, che fece della riapertura della biblioteca comunale un punto d’onore (in consiglio comunale). E’ finito che è naufragato (politicamente s’intende) insieme al progetto. Il tutto per ricordare la storia non esaltante né gratificante di una di quelle tante cose da fare che vengono regolarmente inserite nei programmi elettorali per essere accantonate il giorno dopo le elezioni. Veniamo ad oggi. L’Amministrazione Uliano ha rispolverato l’oramai antico progetto della biblioteca. L’idea base è di creare un ritrovo letterario nel centro di Pompei in cui aggregare specialmente i giovani (a cui non è un mistero che il sindaco boy scout tiene particolarmente). Il progetto è nelle mani dell’assessore alla cultura Pietro Orsineri, ma ad esso si è recentemente interessato alla questione l’ex assessore alla Legalità ed ex pubblico ministero, attualmente presidente dell’osservatorio sulla Legalità, Diego Marmo. Quest´ultimo ha messo in crisi la burocrazia di Palazzo de Fusco con una semplice domanda. ”Scusate, posso avere l’inventario dei libri della biblioteca?”. E’ bene precisare subito che i libri della biblioteca Ludovico Pepe non hanno certamente il pregio di quelli dei Gerolamini di Napoli e, detto con franchezza, riesce difficile pensare (dati i tempi che corrono) che a Pompei ci sia gente interessata all´occultamento di libri. In ogni caso il presidente Marmo vuol vederci chiaro. MARIO CARDONE Twitter: @mariocardone2