A cura della Redazione
Nonostante la revoca dell’incarico all’architetto Miano da parte della Prefettura di Napoli, il Comune di Pompei, nella nuova gestione Uliano, continua a far ricorso (direttamente o indirettamente) alla sua attività professionale ed a quella della sua équipe. Ne consegue che l’Associazione degli architetti di Pompei (presidente Mario Savarese) e L’Altra Italia Ambiente (segretario regionale Libero Federico, e responsabile Valle del Sarno Giovanni D’Amato) hanno presentato ricorso in autotutela contro il decreto del Comune di Pompei ad iniziativa dell’assessore Forgione (istruttoria ingegnere Fiorenza) che riguarda la valorizzazione delle aree esterne al sito archeologico di Pompei, con approvazione di uno studio di fattibilità già agli atti dell’UTC. Nella deliberazione del 12 dicembre 2014 è stata manifestata la volontà dell’Amministrazione comunale di riqualificare le aree circostanti gli scavi, attualmente in stato di degrado. Al riguardo si fa riferimento ad uno studio di fattibilità agli atti del Comune di Pompei che prevede una serie di interventi di riqualificazione. Gli obiettivi sono ovviamente di natura turistica perché s’intende abbinare nella passeggiata culturale paesaggio ad interesse archeologico con ovvi obiettivi di natura turistica. Il progetto, così deliberato, è stato inserito nel programma triennale delle Opere Pubbliche. Il ricorso a firma di tre noti professionisti pompeiani, spiega che la decisione è stata presa dalla giunta Uliano in assenza di ogni riferimento alla delibera di incarico al folto gruppo di progettisti guidati dall’architetto Miano ed ai contratti o convenzioni in essere con il Comune di Pompei, considerato che i professionisti ingaggiati fuori Pompei non avrebbero alcun titolo di merito per essere preferiti a colleghi pompeiani di pari (se non superiore) professionalità. In poche parole, architetti ed ingegneri locali si sono visti scavalcare ancora una volta da colleghi esterni in dispregio ad un precedente precisa diffida prefettizia. Non finisce qui. Secondo il ricorso, la giunta Uliano non ha i poteri per deliberare l’autorizzazione per l’apertura di una terza stazione delle ferrovia Circumvesuviana su suolo pompeiano perché tale atto competerebbe al consiglio comunale. E l’assise pompeiana avrebbe dovuto decidere su un atto che ha sostanza e valenza di variante al piano regolatore priva, peraltro, di uno studio di fattibilità che tenesse conto di interferenze quali l’interramento della linea Circumvesuviana e il recupero del complesso sportivo Fossa di Valle, considerato che nella famigerata ordinanza del dicembre 2014 è prevista la zonizzazione del parco con le sue infrastrutture, compresa la stazione ferroviaria della Circumvesuviana. MARIO CARDONE Twitter: @mariocardone2