A cura della Redazione
E’ apparso come un gigante, ieri, Attilio Malaftonte, nel consiglio comunale di Pompei, agli occhi delle famiglie di “disperati” che non chiudono occhio nel terrore di perdere il tetto, estremo presidio a difesa della sicurezza del nucleo familiare. Il consigliere comunale dei banchi dell´opposizione, che per la seconda volta si è aggiudicato l’oscar del consenso popolare, in quanto primo eletto, ora punta alla “scalata” regionale con Campania in Rete, un lista di consenso civico autonoma per De Luca presidente. Una delegazione di pompeiani in rivolta perché, tra pochi giorni, dovrebbe abbattersi la falce inesorabile della legge sui tetti delle loro case. Dovrebbero arrivare le ruspe per demolire le prime abitazioni abusive. Motivo che ha comportato l’interruzione del consiglio comunale per aprire una finestra di sostegno politico da parte dell’Amministrazione politica alla lotta per la salvezza della casa. Ma è successo che il sindaco Uliano, chiamato in causa dai manifestanti, è rimasto silente. E’ scattata immediatamente l’indignazione della folla che avrebbe preferito una fascia tricolore tipo “uno di loro a capo della protesta”. Se ne contano una sessantina, a Pompei, di famiglie colpite da provvedimenti d’abbattimento immobiliare. Le ruspe sono viste dalle famiglie colpite dai provvedimenti veri e propri mezzi di guerra che solo un “miracolo” può fermare. Per esempio una sospensiva generalizzata del Ministro dell’Interno, dettata da motivi d’ordine pubblico. I “casi” abusivi sono distribuiti tra le varie contrade della periferia ma le ruspe, guarda caso, partono da Messigno che una volta di più assume nell’immaginario collettivo l’emblema di un malessere molto diffuso nella popolazione che dell’abusivismo di necessità ha fatto una tradizione, su cui molti hanno speculato in quarant’anni di inutili attese di un piano regolatore. Ci riferiamo ai professionisti del perdonismo che da anni lucrano a Pompei sulle disgrazie della povera gente. Questo è lo scenario, forse a Pompei è più evidente che altrove perché localmente si sono formate dal nulla grosse ricchezze immobiliari. In questo contesto la politica di Palazzo ha messo su fronti contrapposti, chi si è sentito chiamato alla testa della protesta popolare e chi altri, invece, riveste il ruolo istituzionale. Il fatto è che cambia il colore della divisa ma il popolo alle spalle è sempre lo stesso. E’ il caso di Malafronte, che nel consiglio comunale del 29 aprile ha interpretato lo sdegno popolare che parte dagli offesi dal braccio forte della legge. Al contrario, il primo cittadino Uliano si è trincerato nel silenzio ed il basso profilo di chi difende il ruolo istituzionale che comporta, nello specifico, ergersi a bersaglio pubblico anche per conto dei responsabili (e sono molti) della gestione disastrosa di un territorio dove ha prevalso per anni la confusione e l´ignoranza, che per alcuni si è rivelata una miniera di opportunità. MARIO CARDONE Twitter: @mariocardone2