A cura della Redazione

Si deve all’iniziativa di Claudio Salerno, presidente dell’Istituto delle Scienze Naturali, che ebbe un ruolo importante negli anni 2009 – 2010 negli Scavi di Pompei con la musealizzazione della Casa di Giulio Polibio, la redazione del volume “Dialoghi sul Paesaggio vesuviano” sulle esperienze scientifiche e le intuizioni artistiche alla base di una mostra permanente, realizzata a dicembre 2018, presso la Congrega dell’Immacolata nel comune abatese. Lo scopo di tale iniziativa fu quello di creare un museo dell’identità locale sintetizzando elementi del paesaggio naturale ed urbanistico con la memoria storica ed elementi di antropologia culturale di un territorio che ha tratti distintivi particolari, quello delimitato tra Monti Lattari e Vesuvio. “Dialoghi   sul   paesaggio   Vesuviano” coltiva l’ambizione  di avviare un programma di conoscenza che mira a pubblicizzare fattori costitutivi del Paesaggio Campano col racconto della storia passata, raffrontata alle contraddizioni moderne. Perché l’evoluzione del paesaggio rispecchia la storia sociale e naturale nelle forme organizzative e di produzione e di come i fattori esterni ne condizionano il divenire.

I dati scientifici concernenti lo studio e lo sviluppo del territorio offrono un quadro del modello di crescita economica e sociale. La ricostruzione del paesaggio consente di capire come il contesto naturale abbia influenzato lo sviluppo urbano e i modi di abitare e di produrre. Il lavoro offre una visione d’insieme del paesaggio, della sua evoluzione e della sua antropizzazione complessiva e ne approfondisce la storia evolutiva della gente della Valle del Sarno sulla base di antichi e recenti valori identitari.

Il testo Dialoghi sul Paesaggio Vesuviano, pubblicato dall’IDSN) e finanziato con fondi regionali dal comune di Sant’Antonio Abate, descrive  il recupero e il restauro della chiesetta di Sant’Antonio di Vienne nelle Paludi di Lettere, oggi Congrega dell’Immacolata. La chiesa nacque su strutture preesistenti di epoca romana ed ebbe funzioni di ordine sanitario e religioso. Le fonti, in materia, risalgono al 1470 sebbene la sua fondazione può retrodatarsi  circa un secolo prima. La Chiesetta fu più volte seppellita da eventi alluvionali mentre le strutture antiche interrate dell’attuale Congrega consentono di stabilire il piano di calpestio di epoca romana.

Sul finire del XVIII sec. quei locali furono adibiti a cripta funeraria, successivamente assunse il rango parrocchiale  trasferito in seguito alla nuova chiesa di Sant’Antonio Abate. Nell’Ambito della Confraternita dell’Immacolata Concezione (1834), l’antica chiesetta sottostante fu riservata al culto più segreto e solitario di cripta funeraria. Ora il complesso architettonico  è stato restaurato allo scopo di renderlo nuovamente fruibile. La mostra che vi è stata insediata ripercorre la storia peculiare dell’agro-nocerino-sarnese, con particolare attenzione al territorio del comune di Sant’Antonio Abate, che  possiede un’eredità storica, archeologica, culturale ed antropologica di singolare interesse. Diversi fattori, naturali e antropici, hanno caratterizzato la storia e l’identità della sua popolazione e del suo territorio. Obiettivo del progetto è stato di mettere in luce tali fattori condensandoli con installazioni moderne ed artistiche nell’antica cripta della Chiesetta di Sant’Antonio di Vienne (oggi Congrega dell’Immacolata). Installazioni video, sonore ed olfattive recuperano l’identità storica del Monumento mettendolo in relazione con la storia di territorio e popolazione.

Si tratta di una mostra ricca di segni, simboli e suggestioni, richiami e tracce di memoria archeologica e medioevale  e del suo ambito naturale, paludoso e boschivo ai margini della collina di  Lettere e dei racconti popolari dei “sarrastri” che lo abitavano.