A cura della Redazione

Riceviamo e pubblichiamo:

Proprio in questi momenti difficili noi docenti dovremmo poter "docere", mentre è sconfortante constatare che, nonostante tutto il nostro impegno e le energie profuse in Dad, per garantire ai nostri studenti diritto allo studio e conforto psicologico ed emotivo, si continui a valutare di fatto il nostro lavoro come inutile.

Perchè così ci sentiamo percepiti noi insegnanti in epoca pandemica: inutili. Stiamo perdendo tempo e invece il nostro è un ruolo complesso, utile alla comunità. Siamo professionisti, ma non missionari, da inviare allo sbaraglio senza garanzie di sicurezza, senza  assistenza medica dedicata e senza una burocrazia snella e veloce, che ci permetta di non naufragare in quarantene multiple. E invece si ritorna, e si ritorna senza che nulla sia cambiato e, per di più, siamo al centro dell'attenzione, ma non per riguardo e interesse, ma come bersaglio di decisioni prese senza sapere cosa voglia dire "vivere la scuola".

Ecco che sentiamo dire che le ore vanno recuperate il pomeriggio, anzi no, a giugno, mentre noi stiamo svolgendo il nostro orario di servizio completo e secondo normativa di legge. Ecco che, invece di investire sulle infrastrutture scolastiche e ridurre le classi "pollaio", ci propongono banchi futuristici, che Marinetti sarebbe stato felice di usare per correre o lanciare e non per stare fermo. Ecco che ci sconvolgono l'orario di servizio, invece di potenziare e migliorare i trasporti per evitare gli assembramenti prima e dopo l'orario di lezione. Siamo in coda a tutto e a tutti, anche per i vaccini, nella convinzione che staremo zitti. È nostro dovere provvedere alle competenze e conoscenze dei nostri alunni, alla loro crescita culturale, ma non rientra nel nostro dovere sopperire alle carenze delle altre istituzioni e dello stato.

Si pensa a proteggere dal contagio alunni e famiglie e si ipotizzano controlli solo per noi, forse perchè troppo costoso sarebbe estenderli a tutta la comunità scolastica, tanto poi tutto si ridurrà ad un'autocertificazione, che non garantisce nulla e nessuno, perchè i tamponi non ci sono o non sono sufficienti. Per troppo tempo abbiamo subito tagli e riforme disfunzionali. Ora è il momento di pensare alla scuola per la scuola e non per risparmiare. Non capiamo perchè ritornare in presenza sia ora preferibile alla Dad. Ritornare al 50/75% anche dal punto di vista didattico è peggio che tutti a distanza. Noi docenti vogliamo rientrare e fare lezione in presenza, ma non così. Le scuole non sono chiuse, ma vivono per gli studenti e con gli studenti.

“La lettera aperta dei docenti del Liceo "Caccioppoli" di Scafati – dice il dirigente Domenico D’Alessandro - esprime disagi e timori tutt'altro che infondati. In quanto preside raccolgo dubbi e insicurezze anche da parte degli altri attori del dialogo educativo. Genitori e studenti sono ansiosi di riprendere la didattica in presenza, ma anch'essi chiedono sicurezza e certezze, soprattutto per quanto avviene fuori della scuola. Su questo tema si sono espresse di recente le autorità della Regione Campania e speriamo in un controllo attento e puntuale".