A cura della Redazione

Cava Ranieri, a Terzigno, antico luogo di estrazione di pietra vulcanica, riecheggia nei ricordi di chi ben conosce le sue vicissitudini passate come uno dei luoghi simbolo dell’avvelenamento sconsiderato e di deturpazione ambientale del territorio vesuviano. Un'area ben conosciuta più che altro come discarica illegale di rifiuti di ogni sorta e località in cui tanti attivisti si sono battuti per la salvaguardia di un tesoro di inimmaginabile valore storico e scientifico, scoperto tra le millenarie coltri laviche che ci riconducono agli arcaici splendori di quando era null’altro che un territorio rupestre, prossimo a Pompei, a Stabiae e ad Oplontis.

Infatti anche in questo versante vesuviano, indicato dagli antichi pompeiani come il Pagus Augustus felix suburbanus, vi sorgevano un tempo una moltitudine di realtà agricole che contribuivano a donare alle popolazioni romane delle urbe del suo circondario i rinomati frutti del Vesuvio e il prezioso nettare degli dei conosciuto al tempo come vesuvinum, il che dava già un indicazione unica della sua origine: è la storia delle sei dimore rustiche di epoca romana, lì riportate in luce durante l’ultimo quarto del secolo scorso e che oggi vede un nuovo spiraglio di luce.

Tra quelle pareti vulcaniche, le cui evidenti stratigrafie, dalle fattezze di un libro aperto, riescono a raccontare di eventi e cataclismi vesuviani, si è discusso di progetti e speranze future rese tangibili dalla tenacia delle intenzioni e dalle opere fino ad oggi condotte con fare sinergico tra Enti pubblici e privati per un recupero di ciò che dapprima non rappresentava altro che un lugubre squallore.

Ad aprire la strada alle opere di ricerca scientifica, che hanno portato poi in risalto alcuni aspetti inediti del luogo, sono state le essenziali operazioni di bonifica della Cava condotte dalla Sogesid, compartecipata statale, grazie a cui, come ha specificato il presidente dell’azienda Enrico Biscaglia, sono state rimosse circa 11.000 tonnellate di rifiuti solidi. A questo seguiranno, entro febbraio, le fasi ultime di bonifica durante le quali sarà analizzato lo stato dei suoli onde poter certificare l’assenza di sostanze inquinanti e nocive.

Dall’accorato intervento del sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, sono riecheggiate le parole che evidenziavano l’evoluzione tanto attesa: «Dalla monnezza si è riuscito a ricavare bellezza che, perseverando, porterà nuova linfa e riscatto in un territorio più volte affranto e offuscato da politiche affaristiche, se non ciniche, che non hanno saputo guardare al futuro di una terra che presenta invece peculiarità di eccezionali valenze. Per questo - come il sindaco più volte ha ribadito - è importante che si avviino i presupposti per cominciare finalmente a gettare le basi per un progetto compartecipato da cui dovrà nascere un parco dalle qualità naturalistiche e archeologiche unico nel suo genere».

Il sindaco di Terzigno più volte si è soffermato sul contributo offerto anche dall’associazionismo e dagli attivisti locali, non perdendo occasione per ringraziare ad uno ad uno tutti coloro che hanno voluto condividere questa straordinaria giornata. Tra questi sono stati annoverati per il loro assiduo impegno i membri del Gruppo Materia, il dr. Gennaro Barbato, il giornalista freelance Francesco Servino, l’architetto Angelo Massa, Nando Ambrosio, Anna Rachele Ranieri, Giuliana Ranieri e altri.

Anche il prof. Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, presente per l’occasione, si è dimostrato favorevole per un’opera di ampie vedute atta a rivalutare un sito di siffatta importanza come quello di Terzigno, che, per altro, una volta recuperato con tutte le sue ville, potrebbe rappresentare un’ottima alternativa alla tanto affollata Pompei. Agostino Casillo, presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, ha auspicato una veloce realizzazione delle opere ambientalistiche e di scavo nel contesto di Cava Ranieri che, oltre a mostrare le preziose testimonianze archeologiche vesuviane, sarà senza ombra di dubbio una grande attrazione da inserire nel paniere dell’offerta turistica del Parco vesuviano.

Non è mancato il plauso di Michele Maddaloni, consigliere delegato della Città Metropolita di Napoli per il Parco Nazionale del Vesuvio, e di Elena Coccia, vice presidente del Consiglio comunale della Città Metropolita di Napoli e consigliera delegata alla Rete dei Siti UNESCO. Entrambi quali hanno manifestato la vicinanza dell’Ente napoletano a tutte quelle azioni che mirano al recupero territoriale e che offrono i presupposti per un salvataggio di quelle aree particolarmente degradate.

Tuttavia anche noi auspichiamo quanto prima che Cava Ranieri possa essere un esempio lampante della buona impresa fatta da chi amministra, con coscienza e conoscenza, un territorio e i suoi contesti culturali e ambientali.  

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