A cura della Redazione

Il sovrintendente Massimo Osanna lo aveva già annunciato in una precedente occasione. Gli scavi di Pompei riservano una serie di eccezionali scoperte sugli ambienti funerari a cui hanno lavorato Enti ed Università straniere in aperta collaborazione con il ceto scientifico locale.

Scavi, ricerche e restauri prima sono stati effettuati a Porta Nola. Lunedì prossimo (21 settembre) sarà presentato alla stampa, invece, il ritrovamento di Porta Ercolano che riserva nuove interessanti sorprese.

Le campagne di scavi realizzati dalla Soprintendenza vesuviana in collaborazione con l’équipe francese del Centro Jean Bérard di Napoli, oltre alla scoperta delle officine di vasai ancora in uso al momento dell’eruzione, hanno portato alla luce una tomba a cassa di età sannitica  del IV sec. a.C., una delle rarissime testimonianze funerarie di età preromana, con corredo funerario completo. Si arricchisce, pertanto, nell’ambito della vasta materia di conoscenza approfondita nel parco archeologico di Pompei del tema della tragedia della morte, che è all’attenzione sia nei programmi di studio che nei progetti di valorizzazione, come nel caso della mostra “Pompei e l’Europa. Rapiti alla morte” (Sezione dei calchi)" dedicata alle vittime dell’eruzione del 79 d. C..

Nel caso specifico, nelle necropoli indagate in un primo tempo, l’obbiettivo degli studi è stato quello di approfondire la conoscenza antropologica della popolazione di Pompei, sia per gli aspetti fisici che per gli stili di vita. Ora c’è materia per affrontare il medesimo studio per la popolazione autoctona (I sanniti), che sono stati progressivamente assoggettati all’impero romano.