A cura della Redazione

Il rinvenimento straordinario di una sepoltura sannitica a Porta Ercolano, negli Scavi archjeologici di Pompei, destinata a chiarire il procedimento delle pratiche funerarie durante i secoli immediatamente precedenti alla colonizzazione romana, mettono in luce ancora una volta due importanti fattori.

In primis, l’infinito laboratorio di ricerca a disposizione delle comunità scientifiche di tutto il mondo. In secondo luogo, l’importanza che riveste (sia nel campo scientifico che in quello di reperimento delle risorse) la collaborazione comunitaria ed internazionale. Importanti Istituti pubblici ed Enti privati partecipano in rete alle ricerche e studi per chiarire lati oscuri della cultura pompeiana. E’ il caso del Centre Jean Bérard di Napoli, che in collaborazione con la Soprintendenza, da oltre dieci anni ha in corso a Pompei un programma di ricerche su “Artigianato ed Economia a Pompei”.

In questo ambito, grazie agli studi effettuati presso una bottega di vasai, sita nella necropoli di Porta Ercolano, sono state approfondite le indagini su tre fornaci in cui sono stati rinvenuti numerosi vasi crudi in fase di essiccazione. Prova scientifica che la bottega era attiva alla data dell’eruzione del 79 d.C..

Lo scavo del 2015, attualmente ancora in corso, ha portato alla scoperta una sepoltura a inumazione a cassa di età sannitica. Si tratta di una importante testimonianza delle pratiche funerarie della Pompei preromana, grazie al ricco corredo composto da più di una diecina di vasi decorati della metà del IV sec. a. C., Il ritrovamento contribuisce a far luce su un momento cruciale (in quanto di transizione) della società dell'antica Pompei. Il tipo di sepoltura e lo scavo attuale  consentono di approfondire, in particolare, la ricerca sulla comunità sannitica. Le prime indagini antropologiche hanno permesso di documentare che si tratta di una donna adulta di mezza età (35/40 anni). La sepoltura sì è miracolosamente salvata dal bombardamento del 1943.

Le indagini di scavo attuali condotte da Laëtitia Cavassa (CNRS, Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence), e il Centre Jean Bérard di Napoli (USR 3133) con Bastien Lemaire (Università di Montpellier, Archéologie des Sociétés Méditerranéennes - Équipe TESAM) sono state finanziate dal Ministero degli Affari Esteri francese tramite il Centre Jean Bérard di Napoli e con un contributo di mecenati francesi (CMD², Artfusion, Art et luxe e altri privati).

Il tutto in un vasto arco di collaborazione che ha visto protagonista l'Università di Salerno su concessione del  Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Alla fine è stato indagato su “Organizzazione, gestione e trasformazione di una zona suburbana: il settore della Porta Ercolano di Pompei, tra spazio funerario e spazio commerciale”, per conto dell’Ecole Française di Roma.

Giustamente entusiata il soprintendente  Massimo Osanna: «Pompei continua ad essere una fonte inesauribile di scoperte scientifiche e la stretta cooperazione internazionale della Soprintendenza con le missioni straniere di scavo ci inorgoglisce particolarmente - ha dichiarato -. Le attività di ricerca che si stanno concentrando nelle Necropoli di Pompei (già a Porta Nola, dove lo scorso mese si è concluso un progetto di indagine e ricerca che ha portato alla luce la sepoltura di un infante, urne cinerarie e vari elementi di corredo funerari ndr), continuano a riservare grandi sorprese. Questo testimonia che Pompei è una città tuttora viva che continua a produrre elementi di studio e a perpetrate in qualche modo la sua anima. In quest’ultimo caso - conclude Osanna -, presso la Necropoli di Porta Ercolano, si tratta di ritrovamenti particolarmente interessanti perché consentono di indagare un periodo storico finora poco studiato nell'area pompeiana».