A cura della Redazione
La storia della nostra terra è costellata di figura femminili che sono state capaci di grandi azioni, sia sul piano umano e sociale che politico. Donne che hanno avuto i natali nella nostra città, ma hanno illuminato con il loro raggio d’azione il mondo intero. Sono state donne di grande fascino, in cui la bellezza fisica è stata specchio di intelligenza e di doti spirituali eccezionali, che le ha messo in competizione con gli uomini stessi al cui fianco sono vissute. Padri, mariti, fratelli, amanti. Nei libri di storia occupano un posto solo marginale perché la storia, si sa, almeno nei secoli scorsi, è stata scritta sempre dagli uomini. Torre ha avuto figure femminili note agli studiosi di Agiografia (vite di santi). Vere e proprie Madonne, portano cognomi di famiglie ancora oggi viventi a Torre, come Maresca, De Nicola-Fiordo. Creature del cielo più che della terra, nacquero e vissero in questa città, lasciando un’impronta del loro cammino terreno in opere dal valore altamente sociale. Vissero la santità in una maniera dinamica e moderna, senza perdere di vista il mondo in cui vivevano, rivelando capacità organizzative ed imprenditoriali, attivandosi a favore dei poveri, degli emarginati sociali, degli operai che avevano subito incidenti sul lavoro. La storia di Torre Annunziata affonda le sue radici in epoche antichissime. La prima donna che ha dato lustro a questa contrada, in epoca romana è Poppea Sabina, di famiglia senatoria. Ammaliò Nerone con il suo grande fascino. Nerone di lei era.. pazzo. La sua stupenda villa fu costruita con un gusto che l’imperatore stesso volle emulare. Un intero quartiere della Domus Aurea di Nerone a Roma è rifatto sullo stesso stile. Tuttavia se dovessi scrivere una storia al femminile di Torre Annunziata, io partirei da tempi a noi più vicini. Sulle ceneri di Oplonti è sorta Torre Annunziata proprio grazie al sorriso di un donna. Lucrezia d’Alagno, la bella castellana che, appena diciottenne, fece innamorare il re Alfonso d’Aragona, già maturo negli anni e lontano dalla moglie, Maria di Castiglia. Carlo Dalbono, uno storico moralista, nella sua opera intitolata Vizi e virtù di illustri famiglie descrive gli incontri tra Alfonso D’Aragona e Lucrezia d’Alagno a Torre dell’Annunciata, nel palazzo dove la bella fanciulla veniva a villeggiare. A suo dire, questi incontri furono causa di morte per il re e gettarono un alone funesto sulla casa dei D’Alagno. Questa casa, quando al tempo dei Vicerè passò alla famiglia Dentice, fu teatro di altri amori per le discendenti di Lucrezia, che ne ereditarono tutte le virtù. I poeti dell’epoca, italiani è spagnoli, esaltano di Lucrezia, non solo la bellezza, ma anche la purezza. Il re per tutto il tempo della loro relazione dovette accontentarsi solo dei suoi sorrisi. Da vero gentiluomo la rispettava e voleva sposarla. I suoi piani furono però sconvolti dagli intrighi politici e alla sfortuna. Ma Lucrezia, anche dopo la morte di re Alfonso, rimase “donzella de gran valia” rispettata e riverita dai sovrani dell’Italia rinascimentale. Qualche storico più malizioso dice a chiare lettere che fu l’amante del re e che dalla loro relazione nacquero anche dei figli. Questo non importa. Lucrezia se è vero che fu l’amante del re, fu soprattutto la sua mente. Ebbe al suo fianco un ruolo politico di tutto rispetto. Nominata reggente di Ischia dal re stesso, fu al centro di un movimento politico volto a stabilire nel regno di Napoli, sconvolto dalle lotte baronali, la pace e l’equilibrio. A scavare negli archivi storici delle principali città d’Italia, Milano, Venezia, Firenze, si scopre un’immagine inedita di questa donna. Di lei non abbiamo un ritratto né una statua che la rappresenti. Ma le sue lettere, scritte in italiano e in latino, sono lì a testimoniare la sua cultura, la sua capacità di tessere relazioni ed alleanze politiche. Negli ultimi anni della sua vita visse a Roma nella regione Monti, in una strada che tuttora è detta la strada di Madama Lucrezia. Alla sua morte, nel 1479, fu lì posto un busto marmoreo ed una lapide, di cui ora si sono perse le tracce. MARIA ELEFANTE