A cura della Redazione

Non è facile descrivere quel sentimento innato che unisce alcuni cittadini nativi di Torre Annunziata a questo territorio dai caratteri controversi, che spaziano dall’amenità di alcuni luoghi al complicato contesto sociale, ma che si compensano a vicenda e si amalgamano grazie ai suoi millenni di historiae locum e alla disponibilità di un grandioso e invidiabile patrimonio culturale e antropico.

Pensiamo indubbiamente che sono proprio questo genere di peculiarità che hanno sempre distinto Torre Annunziata e che l’hanno resa da secoli fucina di grandi menti e di uomini illustri, alcuni dei quali, per quel loro attaccamento ad una determinata questione locale, si sono dimostrati degli autentici paladini votati alla salvaguardia di quel bene comune riconoscibile in quel variegato contesto culturale torrese.

Tra questi uomini, di cui già in passato abbiamo avuto modo di commemorarne alcuni, pochi a parere nostro, in occasione del 23° anno dalla sua dipartita, vogliamo ricordare e rendere omaggio alla cara e lieta memoria del prof. Carlo Malandrino, architetto, autore saggista e storico locale, la cui eredità culturale, scritta in più occasioni e volumi, oggi è da considerarsi un ausilio fondamentale e una guida sempre valida per lo studio del territorio.

In concomitanza alla sua lunga carriera di docente di Educazione Artistica svolta presso la Scuola Media “Giovanni Pascoli” di Torre Annunziata, l’impegno culturale per la valorizzazione storica della città profuso dal prof. Malandrino è stato ed è oggi un esempio intramontabile di grandi valori civici. Come tanti altri validi “attivisti” che aderirono nel 1962 al Comitato Amici di Oplonti guidato da Mons. Salvatore Farro, combattivo e illuminato parroco della Parrocchia della SS. Trinità in Torre Annunzia, anche il professore offrì il suo contributo alla causa archeologica oplontina, che ebbe come obiettivo condiviso l’inizio degli scavi sistematici della collina delle Mascatelle, avviati poi nel corso del 1964.

L’opera di riscatto operata dal prof. Malandrino, sempre scevra da qualsiasi altro interesse che non era quello rivolto al recupero della Memoria storica locale, continuò di pari passo alla scoperta di quel meraviglioso sito archeologico che tanti come lui avevano agognato. Sempre presente anche direttamente nelle aree di cantiere dove si traevano dal ventre della terra le antiche vestigia di Oplontis, Carlo Malandrino stabilì un bellissimo rapporto di amicizia con quell’immensa prof.ssa Wilhelmina Jashemski, grande personalità statunitense che dedicò oltre un ventennio allo studio della botanica e allo scavo della villa “A” di Oplontis.

Proprio questo continuo rapporto sintonico con l’antica Oplontis, fece del prof. Malandrino uno dei suoi più validi e intrepidi divulgatori. A lui si deve la prima “Carta Archeologica” del territorio, opera in cui il professore enuncia parte dei ritrovamenti archeologici rinvenuti sul territorio di Torre Annunziata dal XVI secolo fino agli anni ’70 del Secolo Breve.

Accostata alla sua grande passione per l’archeologia locale, non mancò mai la voglia di scoperta e riproposizione storica del territorio.

Ottima penna, svolse la sua attività come cultore anche grazie alla sua passione per il giornalismo, divulgando particolari storici locali inediti, anche sotto forma di articoli giornalistici pubblicati in tante occasione con La Voce della Provincia, testata storica di Torre Annunziata diretta dal dott. Pasquale D’Amelio e dove il prof. Malandrino divenne caporedattore.

La stima è l’amicizia tra il prof. Malandrino e il dott. D’Amelio, come lo stesso direttore del giornale dimostrò ai tanti altri cultori di storia locale, fecero sì che i due entrassero in un connubio indissolubile tanto che la casa editrice D’Amelio offrirà al professore Malandrino l’opportunità di pubblicare gran parte dei suoi libri. L’ultimo impegno del dott. D’Amelio dimostrato nei confronti del compianto professore è un bellissimo lavoro di ricerca storica che il prof. Malandrino non ebbe modo di avviare alle stampe, pubblicato in epoca post mortem, appena due anni or sono, in cui si analizza in maniera schematica, come solitamente il prof. Malandrino amava articolare alcuni suoi lavori di ricerca, tutta la toponomastica locale.

Inoltre il prof. Malandrino, sempre in collaborazione con altri ricercatori di Storia locale, tra cui gli esimi prof. Salvatore Russo e l’ing. Giovanni Di Martino, alla fine degli anni ‘70 sposa anch’egli l’idea della fondazione di un’Associazione culturale in cui dovevano essere accentrate tutte quelle menti brillanti che si occupavano dello studio storico e archeologico locale. Nasce così il Centro Studi Storici di Torre Annunziata, sinergia che vedrà pubblicati svariati lavori riguardanti il territorio.

Proprio per quel suo instancabile impegno culturale, riconosciuto negli anni ’80 anche dagli ambienti istituzionali, al prof. Malandrino viene concessa la carica onorifica di Ispettore onorario per l’archeologia, beni ambientali, architettonici e storici.

Anche se il 19 agosto del 1996 il professore lascia la vita terrena, la sua eredità ci consegna innumerevoli scritti che vanno considerati alla stregua di un faro che dona luce inesauribile alla questione culturale locale.

Oggi il grande impegno di ricercatore e scrittore del prof. Malandrino vive con i seguenti suoi lavori bibliografici, oltre tantissimi altri articoli giornalistici:  

Crocefisso di Mattia Preti, Torre Annunziata, Arti grafiche Letizia, s. d.;

Torre Annunziata tra storia e leggenda, Napoli, Loffredo, 1970;

«Due Pionieri», in AA.VV., Il pianeta Oplontis, storia di una riscoperta, Torre Annunziata, Enne Due, 1975, pp. 60-61;

La villa romana di Oplontis, in «La Follia di New York», New York, 1975;

Torre Annunziata testimonianze e ricordi, Centro Studi Storici di Torre Annunziata, Salerno, s. n., 1975, coautore con, Fusco Gerardo e Russo Salvatore;

Piccola guida della villa romana di Oplontis, Fuorni, La Voce della Provincia, 1976;

Note di epigrafia oplontina, in «Periodico Oplontis», I/1 (1976), Torre Annunziata, 1976, pag. 2;

Oplontis, Napoli, Loffredo, 1977. Seguono ulteriori ristampe e edizioni nel 1978 e  nel 1980;

La villa di Poppea ad Oplontis, (a cura della Pro Loco di Torre Annunziata in occasione del XIX centenario dell’eruzione vesuviana del 79 d.C.), estratto dal «Periodico Oplontis», IV (1979), Torre Annunziata, Pro Loco di Torre Annunziata, 1979;

Torre Annunziata tra storia e leggenda, II edizione, Torre Annunziata, Libreria Sorrentino, 1980;

Itinerario archeologico di Torre Annunziata, in «Sylva Mala», II (1981), bollettino del Centro Studi Archeologici di Boscoreale e Boscotrecase, Pompei, Sicignano, 1981, pp. 2-4;

Le edicole votive di ieri e di oggi in Torre Annunziata, Torre Annunziata, ed. La Voce della Provincia, 1982, coautore con Mistretta Vincenzo e Russo Salvatore;

Scavi di Oplonti, speciale de «La Voce della Provincia» (gennaio 1985), Torre Annunziata, ed. D’Amelio, 1985;

Torre Annunziata tra vicoli e piazze. Storia di territorio e urbanesimo, ed. D’Amelio, Fuorni 1986, coautore con Di Martino Giovanni;

La Villa di Poppea in Oplontis, allegato a «La Voce della Provincia», n.25 del 27.12.1986, Torre Annunziata, ed. D’Amelio, 1986;

Il “pagus” marittimo di Pompei. Note di topografia antica, Fuorni, ed. D’Amelio, 1988;

Toponomastica storica di Torre Annunziata, s. l., ed. D’Amelio, (post mortem) 2017.