A cura della Redazione
S.O.S da Torre Annunziata. Prevedibile, anzi previsto anche nei giorni dell’entusiasmo per le vittorie sulla camorra. Alla repressione – si disse allora – va accompagnata un’attenzione se possibile raddoppiata su un’altra emergenza, legata a un altro morbo endemico che avvelena da sempre Torre: la mancanza di lavoro. Iniziative nuove zero, posti che sfumano tanti. Una partita persa, dove il risultato si può ribaltare solo se arrivano i rinforzi, se Roma si accorge di noi, della drammaticità del momento, della necessità di un intervento immediato. Periodi ipotetici sospesi, come sospesa è la nostra sorte, tra un passato dove lo Stato s’è reso latitante per troppo tempo e un presente che vede in campo solo chi per ruolo e missione deve ripulire un ambiente contaminato dalla delinquenza. Dopo la disinfestazione, occorre seminare. Altrimenti finiremo nuovamente sopraffatti. Ecco perché l’aria elettrica che si produce in queste settimane che precedono la festa patronale deve essere interpretata come un segnale preoccupante, un allarme che per ora suona quasi sommessamente, ma che potrebbe trasformarsi in rumore assordante. Ecco perché – lo ripeto per l’ennesima volta – occorrerebbe qualcuno che ne anticipasse il suono nei Palazzi romani. Per avvertire che qui il livello di piena è stato raggiunto. La formazione dei comitati dei disoccupati riporta indietro nel tempo, agli anni della lotta dura, delle tensioni. Altrove non si sta meglio, è dura anche nelle tradizionali capitali del lavoro, ma qui si sta decisamente peggio. Se ne renderanno conto là dove tutto si decide e poco si fa, almeno per noi? Io non sono ottimista, non credo che il lavoro si possa creare da nulla, perché intorno c’è il nulla. Credo poco anche alle affermazione dei comitati che reclamano il lavoro qui e subito. L’unica strada sarebbe quella intrapresa in altre epoche, quando improvvisamente piovevano aiuti basati su logiche clientelari destinate a procurare benefici solo apparenti. Che cosa resta di quegli anni ottanta, tanto per parafrasare una canzone di qualche tempo fa? Lo sfascio attuale affonda le radici proprio in quell’era: intelligenze brillanti si accontentarono di posti pubblici ai quali non era legata alcuna funzione. Ne uscimmo tutti sconfitti, ora tocca ai figli di quella generazione. Siamo sempre un popolo di naufraghi, legati a un messaggio affidato a una bottiglia lanciata in mare: S.O.S. da Torre Annunziata. MASSIMO CORCIONE