A cura della Redazione
Vedere scritto sulla prima pagina del giornale che la città nella quale sei nato oppure vivi è la peggiore d’Italia per qualità della vita procura un senso di sconforto. Sarà capitato anche a voi, leggendo la classifica emersa dall’indagine annuale del Sole-24 ore: Napoli al posto 107, staccatissima da Milano, Roma, Bologna, Genova o Torino, ma anche da Caltanissetta o Trapani, senza assolutamente mancare di rispetto a piccole città che tutti vorremmo ricche e felici. La notizia era pure sospettabile, facendo rapidi e scontati confronti con quel che accade altrove, nelle altre megalopoli nazionali come nelle piccole realtà di provincia. Il lavoro che non c’è, l’immondizia che invece c’è, troppa e nei posti sbagliati, sono solo segnali di un disagio che ha ragioni più profonde. Indagarle è un esercizio al quale quotidianamente e vanamente si dedicano quanti di noi non vorrebbero arrendersi all’evidenza. Viviamo male, anzi malissimo, e spesso siamo anche causa dei nostri mali, più per vocazione piagnona che per destino ineluttabile. Tutti i luoghi comuni da cartolina, dal clima al sole alla buona cucina, sono stati spazzati via, sostituiti dalle brutture che tutti i giorni esponiamo nelle strade. Ma non esiste un grande vecchio che ci ha condannato all’estinzione per sfinimento, anche se neppure possiamo offrire alibi per consentire che nessuno ci aiuti. Occorre sfruttare tutte le occasioni, proponendo progetti concreti e non solo sterili elenchi di sogni. Negli ultimi anni abbiamo perso finanziamenti europei che sarebbero stati fondamentali per ridisegnare la città, spesso ciò è accaduto per indolenza. Sì, indolenza, come se chi amministra la cosa pubblica (e non parlo solo dei politici) potesse consentirsi pigrizia e approssimazione. La risistemazione di piazza Nicotera e dell’area una volta occupata dal cinema Moderno rappresenta il prossimo esame al quale tutti (dall’Amministrazione ai comuni cittadini) saremo chiamati. Quei milioni vanno assolutamente spesi e spesi bene. Che ci sia un dibattito sulla destinazione da dare all’area è un arricchimento per tutti, le scelte strategiche hanno bisogno di consenso, guai però se questo dovesse degenerare in paralisi. Sarebbe la legittimazione di quel primato negativo che la provincia di Napoli s’è vista assegnare. Una maglia nera della quale dobbiamo prestissimo disfarci. MASSIMO CORCIONE