A cura della Redazione

Ancora una inchiesta per falsi incidenti stradali. Questa volta a Napoli, dove sono stati sottoposti ai domiciliari diciotto avvocati. Stando alle indagini della Procura partenopea - durate oltre un anno - sarebbe stato messo in piedi un consolidato sistema fraudolento volto a truffare le compagnie assicurative e ad ottenere indennizzi per sinistri mai avvenuti, per un importo di diversi milioni di euro, anche mediante denunce e fascicoli costruiti artatamente.

Oltre a questo, ci sarebbe anche un giro di riciclaggio di denaro che porta fino a Malta, dove avevano sede diverse società. Non ci sono giudici di pace coinvolti nell'inchiesta. 

Gli inquirenti hanno ricostruito una sorta di tariffario: così i falsi testimoni venivano pagati fino a 100 euro. Sono 2.800 i falsi incidenti documentati, 2.200 quelli già iscritti a ruolo. Coinvolti studi di professionisti tra Napoli e provincia.

Importante la collaborazione fornita dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, che ha denunciato quanto stava accadendo. Otto suoi consiglieri delegati hanno infatti preso parte alle perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza in collaborazione con la Polizia Municipale.

«Oggi è una giornata amara per l’Avvocatura napoletana - ha dichiarato il presidente del Consiglio dell'Ordine forense di Napoli, Maurizio Bianco -. L’avvocato, per la delicata funzione che svolge, deve essere e deve apparire immune anche solo dalla tentazione di seguire percorsi illeciti motivati dall’interesse personale. Gli arresti di oggi sono l’occasione per affermare che gli avvocati, primi tra tutti, chiedono a gran voce che si faccia pulizia al proprio interno e noi dobbiamo fare la nostra parte. Nel pieno rispetto delle garanzie e della convinta presunzione d’innocenza, il quadro che si è presentato agli occhi dei consiglieri delegati che hanno partecipato alle perquisizioni è apparso da subito sconfortante e sarà immediatamente sottoposto alla valutazione del Consiglio distrettuale di disciplina per eventuali provvedimenti. Chiedo allora che si proceda con rigore ma, al tempo stesso, con celerità per garantire agli avvocati sottoposti a misura cautelare una difesa nelle sedi giudiziarie ma soprattutto perché non sia intaccata l’immagine di una categoria sana e vitale come l’Avvocatura napoletana».

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