A cura della Redazione

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare - emessa dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia - a carico di 12 soggetti coinvolti a vario titolo in attività di traffico e spaccio di stupefacenti.

Il provvedimento segue le indagini dirette dalla Procura di Napoli nate a seguito dell’omicidio di Mariano Bottari, perpetrato a Portici il 28 luglio 2014, a seguito di una tentata rapina finita purtroppo male.

Le indagini per l’identificazione degli autori hanno condotto a tale “Giovanni”, indicato, in una conversazione intercettata a carico di un altro pregiudicato, quale autore della tentata rapina. 

“Giovanni” è poi stato identificato in Giovanni Gravino (1980), al momento dell’evento detenuto ai domiciliari.

L’avvio delle attività di intercettazione nei confronti di Gravino, se da un lato non ha offerto elementi in ordine all’identificazione dell’autore dell’omicidio, dall’altro ha fatto emergere l’esistenza di una “piazza di spaccio” di cocaina attiva nel quartiere di Ponticelli, promossa, organizzata e diretta dallo stesso insieme alla sua convivente Maria Pina Sartori.

Si tratta di una piazza di spaccio con continue cessioni e dalle modalità consolidate di smercio in luoghi prestabiliti e concordati tramite utilizzo di un linguaggio convenzionale.

Il centro organizzativo dei traffici è stato individuato nell’abitazione della coppia a Ponticelli, luogo in cui lo stupefacente veniva custodito e confezionato in singole dosi.

Il loro appartamento veniva spesso utilizzato come negozio al dettaglio dove gli acquirenti abituali si recavano per l’acquisto della cocaina. L’associazione si avvaleva della collaborazione di vari familiari della coppia - quali Anna Sartori (zia di Maria Pina), Patrizia Ariosto ed Enzo Gravino (rispettivamente madre e fratello di Giovanni Gravino) - al punto tale da poter essere considerata come una impresa “familiare”, dove ciascun componente forniva il proprio contributo in base alle esigenze dell’associazione.

In tale contesto i fratelli Gavino, Giovanni ed Enzo, hanno inoltre mostrato di non avere remore a coinvolgere anche minori sotto i 14 anni nelle attività illecite.

Lo stupefacente veniva confezionato in dosi (i cosiddetti “pallini”) da 0,2, 0,5 e 0,8 grammi, venduti ad un prezzo compreso tra i 55 e i 60 euro al grammo, a seconda della “quotazione” sul mercato.

Tra i destinatari della misura restrittiva figura anche Castrese Brusco, soggetto che acquistava abitualmente consistenti quantitativi di stupefacente che successivamente rivendeva autonomamente a propri clienti.