A cura della Redazione

Grazie all’utilizzo di tecniche di “social engineering” e “spoofing”, un gruppo criminale che aveva base a Napoli truffava banche e clienti riuscendo ad ottenere centinaia di migliaia di euro da carte di credito intercettate prima di giungere ai destinatari.

Dalle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Verbania, unitamente ai colleghi dei Comandi Provinciali di Napoli, Caserta e Bologna, a conclusione dell’indagine “Incognito”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotta anche con la preziosa collaborazione dei colleghi delle Forze di Polizia svizzeri e sloveni, stanno eseguendo 14 misure cautelari (10 in carcere) emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti soggetti italiani.

Sono tutti gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed all’indebito utilizzo, previa attivazione con metodi fraudolenti, di carte di credito/debito di illecita provenienza.

I fatti accertati in Slovenia altro non erano che episodi inseriti in un contesto criminale ben più ampio, all’interno del quale i componenti del gruppo criminale, organizzati in modo professionale, erano soliti portare a termine ciascuno il proprio compito preassegnato e sempre finalizzato all’utilizzo della carte di credito rubate.

Ottenuta la disponibilità delle carte, sistematicamente sottratte da Centri Meccanizzati Postali dislocati in tutta Italia, iniziava la fase di acquisizione di dati sensibili sul conto degli ignari clienti, destinatari della corrispondenza “intercettata”; ciò consentiva ai malviventi di raggiungere l’obiettivo finale dell’associazione: l’indebito profitto dato dall’utilizzo dei titoli di credito sottratti.

Per raggiungere il loro scopo, gli associati avevano costituito una vera e propria “struttura” altamente organizzata nella quale alcuni soggetti, che operavano dall’interno di un locale adibito ad “ufficio” sito a Napoli, con metodi di “ingegneria sociale” contattavano di volta in volta i destinatari delle carte, nonché uffici pubblici, banche ed istituti finanziari, cercando di ottenere i dati riservati necessari a poter attivare ed utilizzare le carte di credito che avevano a disposizione. Per ingannare i vari interlocutori venivano utilizzati anche programmi che modificano il numero telefonico del chiamante (“spoofing”), così da far credere al cliente che la chiamata provenisse dalla banca e viceversa. Uno di questi software si chiama “Incognito” ed ha dato il nome alla indagine.

Ottenuti i dati ed attivate le carte, altri soggetti iniziavano ad utilizzarle, sia a Napoli che in altre zone d’Italia ed anche all’estero (Slovenia e Svizzera), monetizzandone il più possibile i rispettivi plafonds. In particolare, oltre a prelievi presso gli ATM ed acquisti in boutique o Centri Commerciali, i soggetti si recavano presso casinò esteri dove, mostrando documenti falsi corrispondenti alle carte di credito, acquistavano fiches per migliaia di euro, che poi venivano restituite poco dopo, ottenendo così denaro contante. Del gruppo faceva parte anche una donna che, fingendosi la moglie di uno dei malviventi, utilizzava le carte di credito intestate a soggetti di sesso femminile e consentiva di superare più agevolmente i controlli.

Poiché i malviventi erano anche in grado di aggirare i sistemi di sicurezza (SMS di allerta e/o avviso di avvenute transazioni) attivati dalle banche/istituti finanziari, gli ignari clienti spesso si avvedevano degli indebiti utilizzi, anche fino ad oltre 6.000 euro, solo alla ricezione dell’estratto conto, a seguito del quale non potevano fare altro che denunciare l’accaduto.

L’attività di indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Verbania con il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli, è proseguita ininterrottamente per oltre 8 mesi ed ha permesso di ricostruire l’organigramma dell’associazione per delinquere e documentare 133 eventi delittuosi, commessi da gennaio a maggio 2019, ai danni di 122 parti offese e per una somma complessiva di diverse centinaia di migliaia di euro. Nel corso dell’indagine sono state inoltre rinvenute e sequestrare 220 carte di credito di provenienza illecita e 7.450 euro in contanti.