A cura della Redazione

Ucciso perché avrebbe "insultato" gli uomini del clan. 

La Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico A. F., ritenuto legato al clan Abbinante.

L'uomo è gravemente indiziato dell’omicidio aggravato da futili motivi e dal metodo mafioso di Vincenzo Ardimento, avvenuto il 25 giugno 1998 a Napoli in via Fratelli Cervi, nei pressi dei porticati del Lotto T/B, nel periodi della prima faida di Scampia.

Le indagini, dirette e coordinate dalla DDA di Napoli, hanno consentito di raccogliere dichiarazioni da diversi collaboratori di giustizia da cui, all’esito dei riscontri effettuati dalla Squadra Mobile, sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico del destinatario del provvedimento cautelare in ordine al delitto, che sarebbe stato eseguito per punire la vittima “colpevole” di aver insultato gli Abbinante definendoli dei “cafoni”.