Torre Annunziata, elezioni comunali 2024. Mancano 83 giorni alla data dell’8 giugno, primo giorno di consultazione elettorale (si vota sabato dalle ore 14 alle ore 22 e domenica 9 giugno dalle ore 7 alle ore 23), e per ora sono stati ufficializzati solo due candidati a sindaco: la prof. Mariantonietta Zeppetella proposta dal M5S, a cui si è affiancato Free-Torre Annunziata, e l’avv. Lucio D’Avino, della Lista civica Oplonti Futura.  

Entro la prossima settimana dovrebbero sciogliersi i nodi anche per quanto riguarda le coalizioni di centrosinistra e di “centrodestra”, seppur con un distinguo.

La coalizione di centrodestra, che si è autodefinita Alleanza straordinaria per Torre Annunziata, è composta da tutte liste civiche, anche se alcune di esse, tra cui Forza Torre, sono collegate a partiti di centrodestra. Fratelli d’Italia per ora è in stand-by, non avendo accettato al momento di presentarsi all’elezione senza il suo simbolo.

Ebbene questa coalizione potrebbe spaccarsi in due qualora il candidato sindaco non fosse il prof. Carmine Alfano. Non tutte le dodici liste, infatti, appoggiano la sua candidatura. Altre sono collegate all’ex city manager del Comune oplontino Enzo Sica, che potrebbe essere l’alternativa ad Alfano. Ma c’è di più. Qualche lista potrebbe ripensarci, mettere da parte risentimenti passati, ed aggregarsi al centrosinistra, dove, invece, la situazione è più fluida.

Qui al momento, infatti, c’è una sola candidatura a sindaco in campo, quella del prof. Corrado Cuccurullo (il papà Vincenzo, medico, è stato esponente di spicco del PSI torrese). Nulla ancora di ufficiale, ma i bene informati dicono che il docente universitario abbia avuto il placet dallo stesso governatore De Luca, visto che, tra l’altro, è consulente delle Commissioni Consiliari Bilancio e Sanità della Regione Campania. Solo nel caso, molto improbabile, di una sua rinuncia, potrebbero aprirsi le porte per altre candidature.

Una menzione a parte merita il M5S. Incomprensibile l’atteggiamento avuto dal senatore Orfeo Mazzella nell’interpartitico del centrosinistra di lunedì scorso. A volerla dire con poche parole, è stato detto “o si fa quello che diciamo noi o non se ne fa nulla”. Eppure i rappresentanti delle formazioni politiche presenti alla riunione avevano espresso il loro assenso su sette degli otto punti elencati dal Movimento, anche se andava approfondito quello sulla presentazione della giunta prima delle elezioni. Il quarto punto, invece, era stato da tutti rigettato, ossia quello che diceva testualmente “Il M5S indica il candidato Sindaco di coalizione”.  Ebbene, bastava cambiare il verbo “indica” con “propone” e l’accordo era bello e concluso. Invece il M5S, ancora poco incline alle logiche di coalizione, voleva imporre il suo nome senza possibilità di discussione.

I dirigenti locali del Movimento dovrebbero capire che, qualora decidano di far parte di una coalizione, hanno il dovere di confrontarsi non imporre, altrimenti rimarranno perennemente isolati. Già aver fatto accettare alla coalizione sette degli otto punti del documento da loro stessi presentato, poteva essere considerato un grande traguardo raggiunto. Invece…

A meno che l’intenzione del M5S non era quella di andare da soli alle elezioni (come più volte esternato alla stampa dal sen. Mazzella), e quindi l’accettazione di tutti gli otto punti era solo un pretesto per uscirsene elegantemente. Ma in politica, se si vuole vincere, non sempre vale il detto "meglio soli che 'male' acompagnati"...