A cura della Redazione
TREVISO - E´ terminata poco dopo la mezzanotte la parte neurochirurgica dell´intervento cui viene sottoposta all´ospedale di Treviso la poliziotta 42enne che ieri si è sparata alla testa, all´esterno dello stadio Tenni. Ora l´operazione sarà proseguita dall´esperto di maxillofacciale, e potrebbe durare altre diverse ore.
Secondo quanto riferito dal questore di Treviso, Filippo Lapi, il chirurgo ha potuto verificare che il proiettile ha danneggiato una parte del cervello della donna, ma fortunatamente non la più importante. Il medico comunque non si è potuto esprimere ancora sulle possibilità di ripresa della paziente, che resta in coma, in condizioni gravissime.
Solo dopo la conclusione della parte maxillofacciale dell´operazione i medici del Ca´ Foncello potranno forse dire di piu´ sulle possibilita´ che l´agente ha di salvarsi.
Cosa è accaduto ieri
Ancora un dramma in uno stadio di calcio. Ma questa volta non è lo sport-malato. E´ il male di vivere esploso all´improvviso tra le mani di una poliziotta di 42 anni. Mentre era in servizio d´ordine pubblico per la gara di serie B Treviso-Grosseto (poi sospesa), la donna ha estratto la propria Beretta 92 e si è sparata alla testa, davanti ad una collega. Ora lotta tra la vita e la morte all´ospedale di Treviso. Annichilita una sua collega 55enne, che ha cercato disperatamente di fermarla, rincorrendola mentre caricava il colpo in canna. Non c´é riuscita: è caduta a terra, riportando un trauma facciale. Ma forse il suo gesto coraggioso ha impedito alla pallottola di produrre danni ancora più devastanti nel cranio dell´amica. Una tragedia che ha interrotto bruscamente quella che sembrava solo una normale partita di calcio, con il Treviso sotto per 1-0 contro il Grosseto dopo una manciata di minuti. Al 18´ però qualcosa si è rotto nel vocio dello stadio. "Abbiamo udito prima un forte suono metallico - ha raccontato un tifoso della curva sud, quella del Treviso -, poi sporgendoci dalla balaustra, verso l´esterno del Tenni, abbiamo visto giù a terra quella donna in una pozza di sangue, e un giovane che urlava ´si e´ uccisa, si è uccisa...´". Ancora più drammatico il racconto, riportato dal Questore Filippo Lapi, degli istanti che hanno preceduto il fatto.
Le due donne - la prima poliziotta di quartiere, la 55enne funzionaria dell´ufficio passaporti - parlavano fittamente. L´agente che ha tentato di fermare la collega aveva capito che era agitata, che stava male. Allora le si è avvicinata, parlandole per qualche istante, cercando di calmarla e di farsi spiegare perché era in quello stato. Ma la 42enne ha all´improvviso compiuto uno scarto da lei, si è messa a correre, mentre faceva ´scarrellare´ la Beretta d´ordinanza due volte (sono infatti stati trovati altri due proiettili integri). "Non farlo, no, non farlo ..." le ha urlato la donna mentre la rincorreva, ma l´agente si è puntata l´arma sotto il mento e ha premuto il grilletto. Addolorato il questore Lapi, che descrive la poliziotta come una persona tranquilla, capace, che mai aveva mostrato prima segni di disagio, né ai colleghi né ai superiori. "Ho il morale sotto i tacchi, stiamo cercando tutti di capire come possa essere successo..." ha spiegato Lapi, per il quale è comunque "inutile tirare conclusioni affrettate". L´agente non aveva manifestato problemi per il suo lavoro.
Ultimamente aveva seguito gli incontri nei quali la polizia dà consigli utili agli anziani per difendersi dalle truffe. "Nelle carte non c´é nulla - ha proseguito Lapi - e quindi dovremo approfondire la situazione".