A cura della Redazione
Ieri pomeriggio, al termine di una camera di consiglio durata 45 minuti, la Corte d’Appello di Roma ha confermato la condanna a dieci anni di reclusione per l’ex pugile, accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e armi. Non è passata la linea della Procura generale, che invocava un aggravio della pena. Il procuratore generale, nel corso della requisitoria al processo d’appello, aveva chiesto una condanna a quattordici anni di reclusione per l’atleta torrese. Il pg contestava l’aggravante mafiosa e la “band armata” al gruppo che avrebbe gestito gli affari del clan Cavalieri-Gallo nel Lazio, insediando una base della cosca oplontina a Civitavecchia, proprio dove si era trasferito Aurino per allenarsi. Inoltre alla gang di Pietro Aurino sono stati attribuiti alcuni attentati ai danni di imprenditori laziali allo scopo di ottenere sponsorizzazioni per manifestazioni di boxe. Il reato di estorsione, però, è stato derubricato in minacce. E’ stata confermata, invece, l’assoluzione di Aurino per simulazione di reato.