A cura della Redazione

Intrecci tra 'ndrangheta e politica, appalti "pilotati", omicidio, corruzione e tanto altro. Sono i pesanti capi di accusa contesti, a vario titolo, a 43 soggetti, raggiunti da una misura di cutodia cautelare nell'ambito di una maxi inchiesta della DDA di Catanzaro. 

In carcere finiscono 22 indagati, 12 vanno ai domiciliari, per 3 disposto l'obbligo di dimora nel Comune di residenza, 4 vengono sospesi per un anno dall'esercizio delle pubbliche funzioni o servizi, per altri 2 imposto il divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione per un anno.

Tra le persone coinvolte, anche esponenti politici calabresi.

Il blitz è stato condotto dai carabinieri del ROS, coadivuati dai reparti dell'Arma territorialmente competenti tra le provincie di Crotone, Catanzato, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dal Nucleo specializzato dello Squadrone Eliportato "Calabria".

I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico-mafioso, truffa aggravata.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta dal orocuratore Nicola Gratteri, ha registrato l’importante contributo, in pregresse investigazioni, per il filone politico amministrativo, da parte del Centro operativo di Catanzaro della Direzione Investigativa Antimafia e del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro del Comando Carabinieri e, per il filone relativo alla criminalità organizzata, da parte delle Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro.

Alle investigazioni ha preso poi parte anche la Procura tedesca di Stoccarda, che ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nin Italia e Germania, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative.

Per quanto rigurda il filone relativo all 'ndrangheta, le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, dell’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e delle attività investigative svolte in Germania in ambito di cooperazione giudiziaria. Partite nel 2018 ad opera del ROS, sono state incentrate sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice, nel Crotonese, al cui vertice si pone la famiglia Megna. Il capo, Domenico Megna, sarebbe per gli inquirenti il mandante dell'omicidio di Salvatore Sarcone, "commesso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione", si legge in una nota dei Carabinieri.

Sarebbero poi emersi "i molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza - security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei Papaniciani".

Sul fronte estero, un imprenditore ortofrutticolo austriaco avrebbe ottenuto, dai membri del sodalizio criminale, la creazione di una rete di produzione per la successiva commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, approfittando della capacità economica del gruppo di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio da parte della cosca, in condizioni di mercato largamente favorevoli all’imprenditore.

Gli esponenti della cosca, inoltre, avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbero riusciti a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del POS.

Per quanto attiene al ramo investigativo delle collusioni con la politica, gli inquirenti paventano l'esistenza di una associazione a delinquere, costituita da pubblici amministratori, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali ritenuti in rapporti con la cosca dei “Papaniciari”, "in grado di condizionare le scelte degli Enti pubblici crotonesi (Comune, Provincia, A.T.E.R.P. e A.S.P.) relativamente a nomine di dirigenti, conferimento di incarichi professionali, appalti e affidamenti diretti".

Al Comune di Crotone, la cosca avrebbe messo le mani anche sulle assuzioni clientelari di personale, presso le società partecipate Crotone Sviluppo e AKREA, condizionando altresì appalti pubblici e procedimenti di affidamento diretto di opere e servizi.

Coinvolta anche la Provincia di Crotone (l'Ente istituzionale). Vi sarebbero state turbative nell'aggiudicazione diretta di lavori di manutenzione e messa in sicurezza di strade provinciali e siti di interesse oggetto di riqualificazione ambientale.

Mentre per l’A.T.E.R.P. (Ente ausiliario della Regione Calabria in materia di ediilizia residenziale pubblica) e l’A.S.P. (l'azienda sanitaria provinciale), le indagini avrebbero disvelato la sussitenza di processi decisionali per la nomina di figure apicali in grado di favorire gli interessi del sodalizio criminale, di condizionamenti della procedura di scelta di immobili da locare, di appalti e affidamenti diretti per la manutenzione di immobili e la fornitura di servizi.

Infine si inserisce l’attività del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catanzaro, che ha notificato informazioni di garanzia a carico di diversi indagati, a vario titolo, per i reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, altri reati in materia ambientale, turbata libertà del procedimento di scelta del contrante e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, nonché per reati in materia elettorale. Le attività di indagini, in questo caso, riguardano l'intero ciclo di gestione rifiuti della Regione Calabria.